sentenze e ordinanze della Corte di cassazione in tema di lavoro e pensione


L’attività di addetto/a al recupero crediti non può essere inquadrata con un contratto di lavoro a progetto

19 Settembre 2016 - Ornella De Bellis


Lo svolgimento dell'ordinaria attività aziendale, avente per oggetto sociale l'attività di recupero crediti per conto di terzi committenti, e dunque nella ricerca del contatto con il debitore, nel concordare con lo stesso le modalità di pagamento anche dilazionato, nell'invio di solleciti di pagamento, svolta via telefono ed informatica presso la sede dell'azienda ed utilizzando le relative postazioni telefoniche e telematiche, non può essere regolato con un contratto di lavoro a progetto. Nè tale attività può essere ricondotta ad un progetto considerandola una porzione o una fase autonoma dell'attività aziendale, non valendo ad integrare la necessaria specificità del progetto una mera ripartizione interna della committenza (ad esempio, occuparsi del recupero crediti di alcuni soltanto dei committenti). Il contratto di lavoro a progetto, infatti, prevede una forma particolare di lavoro autonomo, caratterizzato da un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, prevalentemente personale, riconducibile ad uno o più progetti specifici, funzionalmente collegati al [ ... leggi tutto » ]


Più difficile per il lavoratore il recupero del tfr se il datore di lavoro insolvente non è assoggettabile a fallimento

6 Settembre 2016 - Tullio Solinas


Com'è noto, il pagamento al lavoratore del Trattamento di Fine rapporto (TFR) viene effettuato attingendo dal fondo di garanzia gestito dall'INPS qualora non vi adempia il datore di lavoro. Tuttavia, se il datore di lavoro inadempiente non risulta assoggettabile alle procedure fallimentari, requisito indispensabile per accedere al fondo di garanzia dell'INPS è che il lavoratore abbia infruttuosamente esperito l'esecuzione forzata per il recupero del credito. Ricordiamo, per completezza, che un imprenditore non è soggetto a fallimento se possiede, congiuntamente, i seguenti requisiti: aver avuto, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito della istanza di fallimento o dall'inizio dell'attività se di durata inferiore, un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo non superiore ad euro trecentomila; aver realizzato, nei tre esercizi precedenti, ricavi lordi per un ammontare complessivo annuo non superiore ad euro duecentomila avere un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore ad euro cinquecentomila. Sulla questione è recentemente [ ... leggi tutto » ]


Pensione di invalidità – nel requisito reddituale non va computato il reddito della casa di abitazione

10 Luglio 2016 - Giorgio Martini


In tema di pensione di inabilità, ai fini del requisito reddituale non va calcolato il reddito della casa di abitazione. Le norme specifiche di riferimento sono costituite dalla legge 118/1971, articolo 12 e dalla legge 153/1969, articolo 26: la prima rinvia per le condizioni economiche, richieste per la concessione della pensione di inabilità, a quelle stabilite dalla seconda norma per il riconoscimento di pensioni ai cittadini ultrasessantacinquenni sprovvisti di reddito, e per queste ultime pensioni dal computo del reddito sono esclusi gli assegni familiari e il redditi della casa di abitazione. Orbene, le svolte argomentazioni sono sufficienti ai giudici della Suprema Corte (sentenza 14026/16) per concludere che, ai fini della concessione della pensione di invalidità, dal computo del reddito va escluso quello della casa di abitazione. [ ... leggi tutto » ]


Il licenziamento del dirigente non richiede necessariamente un giustificato motivo oggettivo

10 Luglio 2016 - Tullio Solinas


Il licenziamento del dirigente non richiede necessariamente un giustificato motivo oggettivo, esso é consentito in tutti i casi in cui sia stato adottato in funzione di una ristrutturazione aziendale dettata da scelte imprenditoriali non arbitrarie, non pretestuose e non persecutorie. Il licenziamento individuale del dirigente d'azienda può fondarsi su ragioni oggettive concernenti esigenze di riorganizzazione aziendale, che non debbono necessariamente coincidere con l'impossibilità della continuazione del rapporto o con una situazione di crisi tale da rendere particolarmente onerosa detta continuazione, dato che il principio di correttezza e buona fede, che costituisce il parametro su cui misurare la legittimità del licenziamento, deve essere coordinato con la libertà di iniziativa economica, garantita dalla Costituzione. Così i giudici della Corte di cassazione nella sentenza 12823/16. [ ... leggi tutto » ]


Società cooperativa a responsabilità limitata – i rischi per il lavoratore derivanti da una delibera di approvazione del bilancio

8 Giugno 2016 - Tullio Solinas


La società cooperativa persegue una finalità di tipo mutualistico, diversa da quella di lucro: lo scopo mutualistico equivale a massimizzare l'interesse dei soci e può consistere nel disporre di opportunità di lavoro che assicurino la continuità di occupazione e le migliori condizioni economiche, sociali e professionali. In particolare, le società cooperative di produzione e lavoro sono costituite da più soci che uniscono il loro lavoro e i loro risparmi, sostituendosi agli imprenditori e quindi assumendosi in comune gli oneri e i rischi, nonché i vantaggi connessi alla gestione dell'impresa. In questo caso i soci sono sia imprenditori che lavoratori. Com'è noto, nella società a responsabilità limitata per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo patrimonio. Tuttavia, la delibera di un'assemblea ordinaria di una società cooperativa a responsabilità limitata, avente ad oggetto l'approvazione del bilancio ha piena efficacia vincolante nei confronti di tutti i soggetti legati dal rapporto [ ... leggi tutto » ]