Società di factoring rifiuta rateizzazione









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Nel 2011 ho fatto un piccolo finanziamento per un personal computer: dopo la metà dei pagamenti ho perso il lavoro e mi sono trasferita. Solo a dicembre, dopo 7 anni, sono riuscita a trovare un lavoro con contratto a tempo indeterminato. Sono stata contattata da una società terza che ha acquistato il mio debito da Fiditalia. Oggi ho chiamato chiedendo una rateizzazione e loro mi hanno rifiutato la rateizzazione che mi avrebbero concesso solo nel caso fossi stata disoccupata. Vogliono i soldi tutto subito (da 350 euro di residuo siamo arrivati a 1400 euro). Diversamente mi hanno parlato di pignoramento. Come posso ottenere una rateizzazione?

Purtroppo, non si può imporre al creditore di concedere la rateizzazione di un credito vantato: ma se vuole mettere in difficoltà la società di factoring, può ricorrere alla legge 2/2013 per la composizione delle crisi da sovraindebitamento, proponendo un piano del consumatore al giudice.

In questo modo, il creditore dovrà innanzitutto giustificare la lievitazione del debito iniziale e sicuramente, attesa la situazione della debitrice, che da ex disoccupata solo da poco tempo è riuscita a reinserirsi nel mondo del lavoro, concederà sicuramente una dilazione sostenibile dell’importo accertato a debito.

questo link consente di accedere al registro gestito dal Ministero della Giustizia dove è possibile reperire l’elenco degli organismi abilitati alla composizione della crisi da sovraindebitamento, nonché tutti i dati di contatto, per ottenere adeguata assistenza nella presentazione di un piano del consumatore presso il Tribunale territorialmente competente.

Un altro metodo finalizzato ad individuare gli organismi per la composizione delle crisi da sovraindebitamento locali (vicini al lugo in cui lei vive e lavora) è quello di digitare, avvalendosi del motore di ricerca Google (o di altri), la chiave OCC seguita dalla città, paese, provincia o regione di interesse. Esempio: OCC ROMA.

In alternativa, può anche ignorare la pretesa della società di factoring: le andasse male, le verranno notificati un decreto ingiuntivo e un atto di precetto cui seguirà, probabilmente, il pignoramento dello stipendio nella misura del 20% della retribuzione al netto degli oneri fiscali e contributivi. Che, peraltro, potrebbe rappresentare proprio la rateizzazione sostenibile a cui lei aspirava.

L’aspetto indesiderato di quest’ultima soluzione è riconducibile all’aggravio del debito per le spese giudiziali sostenute dal creditore che si tradurrà, però, in un allungamento dei tempi di rimborso, fermo il prelievo del quinto stipendiale.

L’aspetto positivo è riconducibile alla circostanza che per ottenere il decreto ingiuntivo – per poi pignorarle lo stipendio – il creditore dovrà mettere nero su bianco l’applicazione degli interessi pretesi e lei, volendo, se riuscisse a trovare un avvocato non esoso, potrebbe anche presentare opposizione al decreto ingiuntivo chiedendo la verifica degli interessi che hanno portato il credito a lievitare da 350 a 1400 euro, seppure in sette anni (in un periodo, cioè dove gli interessi legali viaggiano in media al tasso dell’1% annuo).

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14 Gennaio 2019 · Annapaola Ferri

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