Il divieto di licenziamento discriminatorio si estende al licenziamento per ritorsione
Il licenziamento per ritorsione, diretta o indiretta, assimilabile a quello discriminatorio, costituisce l'ingiusta e arbitraria reazione ad un comportamento legittimo del lavoratore colpito o di altra persona ad esso legata e pertanto accomunata nella reazione, con conseguente nullità del licenziamento, quando il motivo ritorsivo sia stato l'unico determinante e sempre che il lavoratore ne abbia fornito prova, anche con presunzioni. Il divieto di licenziamento discriminatorio è suscettibile di interpretazione estensiva sicché l'area dei singoli motivi vietati comprende anche il licenziamento per ritorsione o rappresaglia, che costituisce cioè l'ingiusta e arbitraria reazione, quale unica ragione del provvedimento espulsivo, essenzialmente quindi di natura vendicativa, essendo necessario, in tali casi, dimostrare, anche per presunzioni, che il recesso sia stato motivato esclusivamente dall'intento ritorsivo. Questo il principio giuridico enunciato dai giudici della Corte di cassazione nella sentenza 24648/15. ...
Ticket licenziamento e indennità di disoccupazione NASpI
In caso di licenziamento con un contratto a tempo determinato è prevista la tassa di licenziamento a carico del datore di lavoro, ed è possibile usufruire della NASpI? ...
Sono stato licenziato per giusta causa: il mio contratto era un part-time, la giusta causa secondo loro è perché per via del covid la mia posizione lavorativa non serviva più. Consigliato del mio avvocato ho impugnato il licenziamento perché la giusta causa non esiste (hanno assunto 5 giorni prima di licenziarmi un'altra persona che svolge ora le mie mansioni e comunque non hanno licenziato la persona che aveva meno anzianità di me). L'azienda che è sotto i 15 dipendenti non mi ha risposto e non intende riassumermi, quindi l'avvocato ora vuole chiedergli un rimborso che da quello che ho letto dovrebbe essere solo 6 mensilità, è vero o mi aspetta altro? ...