fallimento e concordato preventivo


Quando l’artigiano è un piccolo imprenditore non fallibile

24 Marzo 2015 - Patrizio Oliva


Com'è noto sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo gli imprenditori che esercitano una attività commerciale, esclusi gli enti pubblici. Non sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo gli imprenditori i quali dimostrino il possesso congiunto dei seguenti requisiti: aver avuto, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito della istanza di fallimento o dall'inizio dell'attività se di durata inferiore, un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo non superiore ad euro trecentomila; aver realizzato, in qualunque modo risulti, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell'istanza di fallimento o dall'inizio dell'attività se di durata inferiore, ricavi lordi per un ammontare complessivo annuo non superiore ad euro duecentomila; avere un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore ad euro cinquecentomila. I piccoli imprenditori non sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo, anche se non in possesso congiunto dei requisiti appena [ ... leggi tutto » ]


Vendita sottocosto e bancarotta fraudolenta

16 Marzo 2015 - Antonella Pedone


La vendita di merce sottocosto di beni aziendali integra il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione (previsto dall'articolo 216, comma 1, n. 1 del R.D. 16 marzo 1942 n. 267) laddove si accerti una serie sistematica e preordinata di operazioni di vendita sotto costo, o comunque in perdita, di beni aziendali (Cassazione, sentenza del 4 febbraio 2015, n. 5317). La Corte, per altro, ha espressamente escluso nel caso di specie la possibilità di ricondurre la condotta dell'imprenditore all'ipotesi meno grave di bancarotta semplice per operazioni di grave imprudenza, di cui al n. 3 dell'articolo 217 del R.D. 16 marzo 1942 n. 267. E infatti, afferma la Corte, le operazioni gravemente imprudenti, di cui al citato articolo 217, n. 3, devono presentare, almeno in astratto, un elemento di razionalità nell'ottica delle esigenze dell'impresa in modo che il risultato negativo sia riconducibile ad un mero e riscontrabile errore di valutazione. Nella specie, [ ... leggi tutto » ]


Costituzione del fondo patrimoniale revocabile in caso di fallimento di uno dei coniugi

25 Febbraio 2015 - Tullio Solinas


L'esigenza dei coniugi di contribuire ai bisogni della famiglia non comporta affatto per essi l'obbligo di costituire i propri beni in fondo patrimoniale, che ha essenza e finalità diverse ed ulteriori, consistenti nel vincolare alcuni beni, sottraendoli alla garanzia generica di tutti i creditori. Pertanto, in caso di fallimento di uno dei coniugi, la costituzione del fondo patrimoniale è suscettibile di revocatoria fallimentare dovendosi escludere che tale costituzione possa considerarsi di per sè come atto compiuto in adempimento di un dovere morale nei confronti dei componenti della famiglia. Così hanno deciso i giudici di legittimità nell'ordinanza numero 3568/15. [ ... leggi tutto » ]


Nuova attività del fallito – i redditi sono destinati a servire il debito residuo dedotte le spese di produzione e quanto serve a mantenere la famiglia

15 Febbraio 2015 - Annapaola Ferri


Se, anche dopo la dichiarazione di fallimento, un terzo soggetto versa al fallito il corrispettivo per le prestazioni relative ad una nuova attività, egli potrebbe rischiare di vedersi richiedere nuovamente l'importo dal curatore del fallimento con una eccezione di inefficacia del pagamento avvenuto nelle mani del fallito. Sulla questione è intervenuta la Corte di cassazione con la sentenza numero 1724/15, chiarendo che il corrispettivo pagato al fallito per una attività da lui svolta, seppur dopo la dichiarazione di fallimento, può essere acquisito dal curatore, allo scopo di coprire il debito residuo, soltanto in parte, dopo la deduzione delle spese sostenute dal fallito per generare il reddito prodotto, nonché di quanto gli occorre per soddisfare i fabbisogni familiari. Per quanto attiene quest'ultimo aspetto, inoltre, è necessario un provvedimento motivato del giudice che fissi i limiti entro i quali i proventi della nuova attività condotta dal fallito siano destinati al mantenimento suo [ ... leggi tutto » ]


Il piano di ristrutturazione che il debitore può presentare al giudice per pagare il possibile ed ottenere l’esdebitazione del residuo

2 Febbraio 2015 - Ornella De Bellis


I requisiti per chiedere la ristrutturazione del debito ed ottenere l'esdebitazione Molti debitori, pur avendo la volontà di mettere disposizione dei creditori l'intero patrimonio e le risorse reddituali non strettamente connesse alla sopravvivenza del proprio nucleo familiare, non possono liberarsi dei debiti accumulati nel tempo. Peraltro, le azioni esecutive avviate nei confronti del debitore sovraindebitato risultano, quasi sempre, inefficienti in termini di realizzo e di rimborso dei creditori. La legge, oggi, offre a tutti i debitori l'opportunità di sottoporre al giudice un piano di risanamento (ristrutturazione) del debito. Presupposto per l'omologazione del piano di ristrutturazione è che il debitore non abbia assunto obbligazioni senza la ragionevole prospettiva di poterle adempiere o che non abbia colposamente determinato la propria situazione di sovraindebitamento, anche per mezzo di ricorso al credito non proporzionato alle proprie capacità patrimoniali. Il debitore, inoltre, non deve aver operato in frode o in danno dei creditori con atti [ ... leggi tutto » ]