fallimento e concordato preventivo


Pegno regolare e pegno irregolare – differenze e implicazioni

26 Novembre 2014 - Simonetta Folliero


Il dato che rileva ai fini della configurabilità del pegno come irregolare è costituito soprattutto dalla volontà del debitore di conferire al creditore la facoltà di disporre, da subito, del bene offerto in pegno per soddisfare i propri crediti. Con il pegno irregolare, il creditore acquisisce immediatamente la proprietà del bene, destinato poi, al momento dell'adempimento, ad essere restituito con l'equivalente valore che il bene aveva al momento della costituzione del pegno, oppure, in caso d'inadempimento, nella sola misura eventualmente eccedente l'ammontare del credito garantito. Il creditore assistito da pegno irregolare, a differenza di quello assistito da pegno regolare, non è tenuto ad insinuarsi al passivo fallimentare per il soddisfacimento del proprio credito e può incamerare, in via definitiva, il bene ricevuto in pegno (salvo l'obbligo di restituire l'eccedenza) resta sottratto alla revocatoria. Questo è il chiarimento che emerge dalla sentenza della Corte di cassazione 24865/14. [ ... leggi tutto » ]


Fallimento del datore di lavoro » se giudice dispone il pagamento del tfr ai dipendenti dall’inps quest’ultimo non può contestarlo

17 Novembre 2014 - Gennaro Andele


In caso di fallimento del datore di lavoro, qualora il giudice delegato del fallimento abbia disposto il pagamento, ai dipendenti, del Tfr da parte dell'Inps, quest'ultimo non può contestare tale decisione. L'esecutività dello stato passivo che abbia accertato in sede fallimentare l'esistenza e l'ammontare di un credito per TFR in favore del dipendente dell'imprenditore dichiarato fallito importa, ai sensi dell'art. 2 l. n. 297/1982, il subentro dell'INPS nel debito del datore di lavoro insolvente, senza che l'istituto previdenziale possa in alcun modo contestarne l'assoggettabilità alla procedura concorsuale e l'accertamento ivi operato, al quale resta vincolato sotto il profilo dell'an e del quantum debeatur. Questo, in breve, l'orientamento espresso dalla Corte di Cassazione con sentenza 24231/14. Secondo quanto disposto dalla pronuncia appena citata, in caso di fallimento del datore di lavoro, l'istituto di previdenza sociale, ovvero l'INPS, deve pagare il credito riconosciuto dal giudice nell'udienza, al dipendente, con cui dichiara esecutivo [ ... leggi tutto » ]


Recupero tfr – ecco come ottenerlo tramite il fondo di garanzia inps quando l’azienda presso cui lavori presenta domanda di concordato preventivo

15 Ottobre 2014 - Andrea Ricciardi


E' possibile recuperare il TFR (trattamento di fine rapporto) tramite il fondo di garanzia dell'INPS nel caso in cui la vostra azienda abbia presentato domanda di concordato preventivo. Quando l'azienda presso cui lavorate manifesta dei segnali di rischio potenziale come pagamenti insoluti, è bene cominciare a drizzare le antenne. Dunque, se il vostro datore di lavoro ha presentato domanda di concordato preventivo, per evitare il fallimento, come fare per recuperare il TFR? Innanzitutto, chiariamo che il concordato preventivo è uno strumento di soluzione della crisi d'impresa che si attua attraverso un accordo di natura negoziale tra l'impresa debitrice e i creditori, la cui volontà è espressa per maggioranze di credito, finalizzato al risanamento aziendale e alla ristrutturazione del debito. In parole povere, il concordato preventivo è la procedura concorsuale, prevista dalla legge fallimentare, grazie alla quale l'imprenditore per evitare il fallimento cerca di trovare un accordo con i creditori. In [ ... leggi tutto » ]


Quando l’amministratore della società può essere ritenuto responsabile di bancarotta fraudolenta

10 Ottobre 2014 - Annapaola Ferri


L'accensione di un ingente mutuo, al fine dichiarato del consolidamento di posizione debitoria nei confronti di due istituti di credito; il pagamento delle sole due prime rate del piano di ammortamento, nonostante la società avesse liquidità per farvi fronte; la custodia, assolutamente imprudente ed irragionevole di tali liquidità non già in banca, bensì nella cassaforte della sede sociale ed il successivo furto delle stesse ad opera di ignoti, possono essere ritenute integranti la nozione di operazioni dolose, caratterizzate da abusività degli elementari doveri inerenti alla qualità di amministratore. Tali dolose condotte possono essere ritenute, inoltre, causa del dissesto della società e portare alla condanna dell'amministratore per bancarotta fraudolenta. Questo l'orientamento dei giudici della Corte di cassazione nella sentenza 38728/14. [ ... leggi tutto » ]


L’azione revocatoria e l’inefficacia dell’atto dispositivo del debitore fallito in comunione dei beni

9 Ottobre 2014 - Rosaria Proietti


Nei due anni precedenti la dichiarazione di fallimento sono automaticamente inefficaci nei confronti dei creditori, senza che sia necessaria la dichiarazione dell'autorità giudiziaria, gli atti a titolo gratuito finalizzati a trasferire a terzi la proprietà di un bene del debitore fallito. La pronuncia di inefficacia ai sensi dell'articolo 64 della legge fallimentare non implica alcun effetto di restituzione in favore del debitore fallito, né alcun effetto traslativo in favore dei creditori. Essa si limita a rendere il bene trasferito a terzi, a titolo non oneroso, assoggettabile all'azione esecutiva. Nel caso in cui uno dei coniugi, in regime di comunione legale dei beni, abbia da solo alienato un bene immobile da ritenersi oggetto della comunione, la giurisprudenza ha stabilito che il coniuge rimasto estraneo alla formazione dell'atto deve deve essere chiamato a partecipare in tutti i giudizi volti ad ottenere una pronuncia avente ad oggetto direttamente e immediatamente il diritto di [ ... leggi tutto » ]