Pignoramento dello stipendio – Anche se ho spese di affitto, condominio, benzina, moglie e figlio a carico e non arrivo a fine mese?





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Circa tre anni fa ho acceso il finanziamento per microcredito tramite la banca popolare di Puglia e Basilicata di 25 mila euro senza nessuna garanzia più interessi allo 6,07% circa 31.000 totali. Ho pagato per circa due anni e mezzo e ad oggi la somma e’ di circa 20.000 (19 mila scarsi). da gennaio 2019 non riesco più a sostenere le spese delle rate poiché l’attività e’ stata cessata in seguito a zero incassi, le rate sono di 366,70 €/mese, ho un contratto da dipendente privato part time al 77,7% al netto 1.200€ mensili (di cui 137,50 di assegno familiare, 80€ bonus renzi).

Ho ricevuto in questi giorni una chiamata dalla direttrice della banca che mi informava che il mio debito sarà ceduto a banca IFIS: ho letto molti vostri post a riguardo (alcuni un po vecchiotti).

La mia domanda è avendo un contratto di lavoro (di cui ho spese fisse come 500 euro di affitto più bollette che si aggirano sempre intorno ai 180/200 euro bimestrali, più tasse del condominio che variano da un minimo di 75 euro ad un max di 120/130 euro nei mesi invernali), senza calcolare che ho un figlio e una moglie a carico, la benzina per raggiungere il posto di lavoro che supera 160 euro mensili, ecc ecc.) potrei evitare il pignoramento dello stipendio?

Anche perchè parliamo che il 20% su 1000/1100 € e’ circa 200/220€ che praticamente non so se potrei comunque sostenere data la mia situazione, oppure il pignoramento avviene senza considerare questo?

Eventualmente si può contrastare o evitare il pignoramento dello stipendio? Si potrebbe richiedere un pagamento di 50/70€ mensili? O il saldo e stralcio?

Dopo quanto tempo avviano di solito le procedure per il recupero forzato? Pemetto che non ho ne immobili, né automobile intestata a me, sul conto a fine mese arrivo a zero anzi spesso devo chiedere dei soldi in prestito a familiari, parenti e amici.

Ho sentito di debiti che vengono ceduti a 3-4 finanziare fino a svalutarsi enormemente.

Un conoscente aveva un debito di circa 28 mila euro che non ha più pagato per perdita di lavoro, dopo qualche mese ha ritrovato un lavoro, ma nessuno ha provato a pignorare il suo stipendio pur non avendo spese come affitto ecc che ho io. Dopo 3 anni ha saldato tutto con circa 3.500 euro.

vorrei proprio evitare il pignoramento. ringrazio anticipatamente.

Anche io avevo affittato un villino bifamiliare in New Jersey, assunto un autista con limousine annessa in leasing, spese per comprensorio condominiale (giardino e manutenzione esterna) per circa mille dollari a bimestre (in inverno si arrivava a 1500), a carico moglie, 3 figli, la suocera e due amanti, retta mensile per il Manhattan Country Club (se non ricordo male 1200 dollari mese), iscrizione e quota mensile al Golf Lessons NYC (1500 dollari), frequenza al Lifetime Fitness che mi costava un occhio della testa per mantenermi in forma e, seppure con una paga di circa 20 mila dollari a quindicina, non arrivavo mai a fine mese.

Ciò nonostante il giudice non ha avuto alcuna pietà: per un debito (circa 80 mila dollari impiegati alcuni anni fa per una speculazione finita male) mi ha pignorato circa 4 mila dollari a quindicina, per cui alla fine, per far quadrare i conti, ho dovuto rinunciare ai preziosi servigi di un’amante, rispedire a casa del suocero la suocera (il che mi ha procurato non pochi problemi con mia moglie che per parecchio tempo non me l’ha data più, e meno male che mi era rimasta un’amante), ho comprato un tapis roulant per mantenere la pancia nei limiti (ho disdetto al Lifetime Fitness), ho affittato il piano di sopra del villino nel New Jersey a quelli di Airbnb, ho licenziato l’autista, disdetto il contratto di leasing per la limousine e comprato una Lamborghini (ma a rate). Insomma: una vera tragedia anche considerando che ormai erano dieci anni che non guidavo più per New York.

Ma la verità è che sono stato sfortunato: mi ha fregato un mio collega che aveva chiuso un debito come il mio, a saldo stralcio, a soli 8 mila dollari. Avevo dimenticato, però, un piccolo particolare: quel furbone del mio amico lavorava in nero e conservava i soldi in una cassaforte murata in cantina.

Ma tornando a noi, devo convenire che gli articoli che ha letto sono un po’ vecchiotti: se gli autori li avessero scritti in tempi più recenti non avrebbero tralasciato di avvertire i debitori che Banca IFIS non fa prigionieri e se c’è uno stipendio da pignorare non accetta transazioni, men che meno a saldo stralcio.

STOPPISH

16 Maggio 2019 · Simone di Saintjust

Secondo me, ma voi siete gli esperti, il tenore di vita che descrivete era nettamente superiore al mio e poi dai conti che illustrate non andava totalmente a zero a fine mese, penso sia normale che sia un soggetto aggredibile dal punto di vista fiscale e finanziario, una persona che gira in limousine, ha un villino in affitto e sicuramente altre proprietà è normale che sia pignorabile secondo me, io fondamentalmente sono un soggetto che vive alla soglia del minimo per vivere possibile che non ci siano altre soluzioni a riguardo magari mediando con avvocati?

Chi mi ha preceduto non intendeva assolutamente dare l’impressione di ironizzare su una situazione di disagio vissuta in prima persona da un debitore, ma solo cercare di spiegare che il giudice, nel decretare la percentuale di prelievo dalla busta paga del debitore in seguito ad azione esecutiva di pignoramento dello stipendio, non è tenuto a considerare fattori esterni diversi da quelli fissati per legge (articolo 545 del codice di procedura civile e leggi speciali). Se la percezione della risposta fornita dal mio collega è stata diversa, voglia accettare, per lui, le mie scuse sincere.

Tornando a bomba, il ruolo del giudice è strettamente vincolato a verificare che sulla busta paga non vadano ad insistere contemporaneamente due ritenute per debiti riconducibili a pignoramenti per debiti della stessa natura ordinaria o esattoriale. Quando ciò si verifica pospone il secondo prelievo alla fine del primo rimborso coattivo, in modo che lo stipendio non venga gravato da una sottrazione superiore al 20% per ciascuna classe di credito azionato. Inoltre, il giudice è tenuto a verificare che la somma dei pignoramenti in corso, siano essi per crediti ordinari, esattoriali ed alimentari e di una eventuale cessione volontaria del quinto della retribuzione, non oltrepassi mai la soglia del 50% dello stipendio (al netto degli oneri fiscali e contributivi, nonché al lordo dei prelievi tutti).

Il giudice non può tener conto di precedenti obblighi assunti dal debitore sottoposto ad azione esecutiva riconducibili ad esigenze abitative (canone di locazione o rata di mutuo per l’acquisto della prima casa), a spese di cura per sé e/o per i propri familiari, ad altre spese per il mantenimento della famiglia (ad esempio, per l’iscrizione e per la frequenza a corsi universitari o di formazione professionale dei figli); men che meno per prestiti acquisiti allo scopo di soddisfare esigenze di tipo voluttuario (automobile, arredamenti, eccetera).

Qualora il giudice (per pura ipotesi) volesse tener conto di tali spese, il creditore procedente potrebbe impugnare il decreto di assegnazione della minore quota pignorata ed ottenere quanto gli spetta in base alla normativa vigente.

Il rimedio affinché il giudice possa imporre al creditore una quota di prelievo dallo stipendio inferiore a quella stabilita per legge, in presenza di una specifica situazione di debito eccessivo, è offerto dalla legge 3/2012, finalizzata, appunto, a gestire la composizione delle crisi da sovraindebitamento attraverso accordi con i creditori, la presentazione di un piano del consumatore o la liquidazione volontaria dei beni di proprietà del debitore.

Tuttavia, per poter fruire di questa possibilità è necessario che il debitore renda conto delle cause dell’indebitamento e della diligenza impiegata nell’assumere volontariamente le obbligazioni, che non possono mai essere state acquisite per mantenere un livello di vita superiore a quello della ordinaria sussistenza.

Si tratta, comunque, di una procedura (quella prevista dalla legge 3/2012) che deve essere adottata dal debitore per tempo, al massimo in occasione della notifica del precetto e non dopo la notifica dell’atto di pignoramento presso terzi: l’articolo 480 del codice di procedura civile, infatti, dispone che il precetto debba contenere, a pena di nullità, l’avvertimento che il debitore possa, con l’ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal giudice, porre rimedio alla situazione di sovraindebitamento concludendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi un piano del consumatore.

Per attivare la procedura prevista dalla legge 3/2012, deve rivolgersi ad uno degli organismi istituiti proprio dalla stessa legge 3/2012 e preposti al supporto tecnico giudiziale del debitore sovraindebitato, i cosiddetti Organismi per la Composizione delle Crisi da Sovraindebitamento (OCC).

Questo link consente di accedere al registro gestito dal Ministero della Giustizia dove è possibile reperire l’elenco degli organismi abilitati alla composizione della crisi da sovraindebitamento, nonché tutti i dati di contatto, per ottenere adeguata assistenza nella presentazione di un piano del consumatore presso il Tribunale territorialmente competente.

Ma, torno a ripeterlo, prima che si arrivi al pignoramento.

STOPPISH

17 Maggio 2019 · Ludmilla Karadzic

Quello che vorrei evidenziare è che non ho ricevuto ancora nessuna comunicazione in merito, è stata una comunicazione informale da parte della direttrice della banca che conosco. Devo comunque agire da subito? Potrei proporre io il pagamento di una rata minore?

Certo, deve attivarsi al più presto possibile contattando un OCC: per fruire della legge 3/2012, presentando un piano del consumatore, non è necessaria un’azione esecutiva già in corso.

STOPPISH

17 Maggio 2019 · Chiara Nicolai

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