Debito per bollette del telefono non pagate – Rischio di dover fare i conti con un avvocato?





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Sono uno studente non lavoratore: i miei genitori sono sul lastrico, mi riescono a mantenere a stento e mi aiuto con dei lavoretti a giornata in nero.

Non ho nulla a mio nome a parte il contratto di affitto di un appartamento che condivido con la mia ragazza.

Ho accumulato circa 500 euro di bollette della Telecom non pagate, proprio perché ero impossibilitato a farlo.

Oggi mi ha telefonato un’agente di recupero crediti con fare molto aggressivo, dicendo che devo pagare subito, che la sua telefonata era “pre-legale”, che mi dava l’opportunità di pagare in rate da 150€ e di far pervenire la prima rata assolutamente entro lunedì a delle coordinate che mi ha inviato in seguito via messaggio.

Ora, io non intendo assolutamente inviare soldi senza nessuna certificazione e senza nemmeno sapere con chi parlo e a chi li mando, oltretutto non ho assolutamente soldi in questo momento e di certo non riesco a saldare quella cifra entro lunedì.

La signora ha detto che mi sta venendo incontro perché altrimenti me la devo vedere con gli avvocati se non pago entro lunedì.

Tutto ciò è vero? Cosa rischio se non pago? E come posso fare?

Ammesso, e non concesso, che l’ufficio pre legale disponga davvero di un ufficio legale a cui passare la pratica del debitore costretto all’inadempimento, cosa cambierebbe?

Paradossalmente, il passaggio della pratica del debitore nullatenente all’ufficio legale sarebbe, per il debitore, quasi come vincere un terno al lotto, una liberazione: vuoi mettere la dolce sensazione di non essere importunato, un giorno sì e l’altro pure, con telefonate come quelle di oggi e l’immancabile minaccia di vedersela, in caso di mancato pagamento nelle due ore successive, con un avvocato implacabile, che finora non ha mai perso una causa?

Per riporre in archivio (quello dei crediti momentaneamente inesigibili) la pratica del debitore – in attesa di tempi migliori, quando lo studente nullatenente avrà trovato un lavoro stabile (Jobs Act permettendo) e potrà essere escusso – basta una raccomandata AR di messa in mora, non serve mica l’avvocato (anche se reclutato a 600 euro/mese, seppur non iscritto all’albo e quindi in condizioni di non poter esercitare).

Tuttavia, a discolpa di chi l’ha contattata, c’è da dire che quasi tutti i debitori riferiscono agli addetti al recupero crediti di essere nullatenenti e la società non spreca certamente i soldi per effettuare un’indagine patrimoniale per recuperare (forse) un credito di 500 euro (se è per questo, nemmeno per inviare una raccomandata AR).

Ed allora, mi spiace doverle dare una pessima notizia: quasi certamente, fino al giorno della laurea, ed anche oltre, dovrà imparare a convivere con telefonate tipo quella ricevuta oggi; parlerà con nuovi interlocutori, perché le pratiche, non andate a buon fine con il contatto telefonico, riciclano all’interno dello stesso call center e fra società di recupero crediti che hanno uno spiccato tropismo a rifilarsi vicendevolmente delle fregature (i crediti inesigibili).

La storia si ripeterà all’infinito e non le servirà a nulla supplicare il signore, (o la signora) di turno, la grazia di passare la sua pratica all’ufficio legale.

Il supplizio si interromperà solo quando lei, sfiancato dalle continue telefonate, non deciderà di rivolgersi all’Autorità Giudiziaria segnalando la società di recupero, che ha acquistato il suo credito, per molestie.

L’articolo 660 del codice penale, infatti, recita Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a cinquecentosedici euro.

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30 Novembre 2017 · Carla Benvenuto

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