Datore di lavoro non versa contributi INPS – Come posso recuperare i contributi e quali sono i tempi di prescrizione?









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Dal 2009 al 2012 ho lavorato presso uno studio legale in qualità di consulente amministrativo: ho terminato la mia esperienza a dicembre 2012 poiché ho trovato un’altra occupazione. Per puro caso, qualche giorno fa, mi sono collegato al sito INPS e ho effettuato un estratto conto. Ho notato che c’era qualcosa di strano e approfondendo la questione, ho scoperto che il mio ex datore di lavoro non ha versato esattamente tutti i contributi effettivi richiesti. Vorrei sapere, come devo fare per recuperare i contributi INPS e se nel frattempo è intervenuta già la prescrizione. Sono ancora in tempo?

Per quanto riguarda il recupero dei contributi INPS, La prescrizione e’ un evento estintivo del diritto di versare/recuperare i contributi, legato al decorso di un periodo di tempo determinato dalla legge.

Entro il termine di prescrizione i contributi non versati possono essere validamente:

  • pagati con regolarizzazione da parte del datore di lavoro (lavoro dipendente), o del lavoratore stesso (lavoro autonomo) ;
  • recuperati con accertamenti di vigilanza o avvisi di pagamento o segnalazione all’esattoria (cartelle esattoriali).

I contributi non pagati e prescritti possono essere recuperati solo mediante riscatto.

La legge numero 335/95 (entrata in vigore il 17 agosto 1995) ha modificato, a partire dal 1° gennaio 1996, il termine prescrizionale, riducendolo da 10 a 5 anni.

Dunque, non essendo trascorsi ancora 5 anni dal suo rapporto di consulenza, la prescrizione non è ancora intervenuta.

Il consiglio, pertanto, è di informare immediatamente l’Inps che, insieme all’Agenzia delle entrate, provvederà a effettuare la verifica dei versamenti del datore di lavoro.

Accertato l’ammanco, l’Inps emetterà una diffida di mancato versamento contributi chiamata notifica di accertamento di reato, che va spedita al titolare o legale rappresentante dell’azienda.

La stessa contiene l’avviso bonario in cui è indicata la somma che il datore di lavoro deve pagare per regolarizzare la sua posizione di inadempienza e il termini massimo a disposizione per tale pagamento che è di 3 mesi dalla data di notifica.

Qualora, ostinatamente, il suo ex datore di lavoro continui a non versare il dovuto, sono percorribili due strade:

  • azione giudiziaria
  • domanda di riscatto

Nel primo caso, può citare in giudizio il datore di lavoro per il risarcimento del danno.

Questa procedura è prevista dal codice civile, che indica l’imprenditore come responsabile della mancata contribuzione e, di conseguenza, del danno subìto dal lavoratore.

Lo svantaggio è la lentezza, come sempre, della giustizia italiana.

L’altro possibile espediente per rimediare al danno subìto consiste nell’effettuare la domanda di riscatto per o periodi di lavoro scoperti dal punto di vista contributivo.

Così facendo, potrà vedersi riconoscere dall’Inps una rendita, d’importo pari alla pensione o alla quota di pensione che le sarebbe in base ai contributi omessi.

Anche in questo caso, però, esistono dei contro: dovrà sborsare una somma di denaro, in genere molto onerosa.

Inoltre, va detto che si può procedere con la domanda di riscatto solo a determinate condizioni:

  • provare l’esistenza del rapporto di lavoro
  • essere stati iscritti all’Inps durante il periodo in cui il datore non ha versato i contributi.
  • Si può presentare la richiesta di riscatto in qualunque momento.

    I periodi riscattati, una volta perfezionate tutte le operazioni necessarie, sono efficaci esattamente come se il versamento degli oneri contributivi fosse avvenuto nel passato, al momento giusto.

    STOPPISH

    16 Ottobre 2017 · Giorgio Valli

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