sentenze e ordinanze della Corte di cassazione in tema di lavoro e pensione


Disabile incollocato e disabile semplicemente disoccupato – cambia il modo di provare il possesso dei requisiti per la pensione di invalidità

12 Settembre 2015 - Marzia Ciunfrini


Esiste una differenza sostanziale fra il disabile incollocato al lavoro e il disabile semplicemente disoccupato: il disabile incollocato al lavoro non è semplicemente disoccupato, ma è il disabile che, essendo privo di lavoro, si è anche iscritto negli elenchi speciali per l'avviamento al lavoro, attivando il meccanismo per l'assunzione obbligatoria. Tale differenza incide pesantemente quando il disabile chiede la corresponsione della pensione di invalidità. La legge, infatti, dispone che agli invalidi civili di età compresa fra il diciottesimo e il sessantaquattresimo anno nei cui confronti sia accertata una riduzione della capacità lavorativa, nella misura pari o superiore al 74 per cento, che non svolgono attività lavorativa e per il tempo in cui tale condizione sussiste, è concesso, a carico dello Stato ed erogato dall'INPS, un assegno mensile di Euro 242,84 (attualmente) per tredici mensilità. Ora, i requisiti socio-economici (reddituale e il fatto di non svolgere attività lavorativa) rappresentano elementi costitutivi [ ... leggi tutto » ]


Attribuzione della pensione di invalidità – per il requisito reddituale conta l’anno da cui decorre la prestazione

11 Settembre 2015 - Antonio Scognamiglio


Ai fini dell'accertamento del requisito reddituale previsto per l'attribuzione della pensione di inabilità deve farsi riferimento all'anno da cui decorre la prestazione e deve tenersi conto non solo del reddito personale dell'invalido, ma anche di quello eventuale del coniuge fino alla data di entrata in vigore del decreto legge 76/13 (28 giugno 2013), che ha dato rilievo, ai fini del riconoscimento del diritto alla pensione, a decorrere da quella medesima data, al solo reddito del soggetto interessato, con esclusione di quello percepito da altri componenti del suo nucleo familiare (compreso il coniuge). Ed infatti in esito all'entrata in vigore della citata disposizione, dal 28 giugno 2013, si deve ritenere che: il riconoscimento del diritto alla pensione di inabilità sia condizionato oltre che dalla totale invalidità anche dal possesso di un reddito personale dell'invalido non superiore, per l'anno in corso ad Euro 16.127,30; la disposizione si applica anche alle domande amministrative [ ... leggi tutto » ]


Licenziamento per scarso rendimento – ingiustificato se motivato da prolungate assenze per malattia

3 Settembre 2015 - Tullio Solinas


Secondo la legge, il lavoratore può essere esonerato dal servizio per scarso rendimento o per palese insufficienza imputabile a colpa nell'adempimento delle funzioni a lui assegnate. L'ipotesi dello scarso rendimento, in ogni caso, è diversa e separata da quella delle ripetute assenze per malattia, che possono, se del caso, essere prese in considerazione solo qualora determinino inabilità al servizio. E' da escludersi, pertanto, che in sede di valutazione del comportamento del lavoratore riconducibile a scarso rendimento, possa tenersi conto, oltre che delle diminuzioni di rendimento determinate da imperizia, incapacità e negligenza, anche di quelle determinate da assenze per malattia. Inoltre, mentre lo scarso rendimento è caratterizzato da colpa del lavoratore, non altrettanto può dirsi per le assenze dovute a malattia. Ne consegue che, se il licenziamento del lavoratore è stato intimato per scarso rendimento dovuto essenzialmente all'elevato numero di assenze, ma non tali da esaurire il periodo di comporto, il [ ... leggi tutto » ]


Licenziamento per scarso rendimento

27 Agosto 2015 - Chiara Nicolai


Il licenziamento per scarso rendimento, costituisce un'ipotesi di recesso del datore di lavoro per notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore. E' pur vero che, nel contratto di lavoro subordinato, il lavoratore non si obbliga al raggiungimento di un risultato ma alla messa a disposizione del datore delle proprie energie, nei modi e nei tempi stabiliti, con la conseguenza che il mancato raggiungimento del risultato prefissato non costituisce di per sè inadempimento, giacchè si tratta di lavoro subordinato e non dell'obbligazione di compiere un'opera o un servizio (lavoro autonomo). Ove tuttavia, siano individuabili dei parametri per accertare che la prestazione sia eseguita con la diligenza e professionalità medie, proprie delle mansioni affidate al lavoratore, il discostamento dai detti parametri può costituire segno o indice di non esatta esecuzione della prestazione. Nel caso affrontato, era stata ravvisata una violazione del dovere di diligenza e collaborazione confrontando, in un ragionevole lasso di [ ... leggi tutto » ]


Quando il richiamo al lavoratore sconfina nell’ingiuria

27 Agosto 2015 - Tullio Solinas


Il potere gerarchico o, comunque, di sovraordinazione consente di richiamare, ma non di ingiuriare il lavoratore dipendente o di esorbitare dal limiti della correttezza e dei rispetto della dignità umana con espressioni che contengano un'intrinseca valenza mortificatrice della persona e si dirigano più che all'azione censurata, alla figura morale dei dipendente, traducendosi in un attacco personale sui piano Individuale, che travalichi ogni ammissibile facoltà di critica. Questo il principio di diritto affermato dalla quinta sezione penale della Corte di cassazione, nella sentenza n. 35013/15, nella quale viene individuato, in tema di ingiuria consumata nel luogo di lavoro, la linea di discrimine tra i casi in cui le critiche del “capo” sono rivolte all'azione del lavoratore da quelli in cui gli epiteti si dirigano alla sfera personale del dipendente, esorbitando dal legittimo richiamo per arrivare all'area del penalmente rilevante. Quindi, affinché una doverosa critica da parte di un soggetto in posizione [ ... leggi tutto » ]