sentenze e ordinanze della Corte di cassazione in tema di fisco tributi e contributi


Illegittima la notifica diretta a mezzo posta di un avviso di accertamento fiscale recapitato al precedente indirizzo in cui il destinatario svolgeva attività professionale

7 Dicembre 2015 - Lilla De Angelis


A partire dal 15 maggio 1998, data di entrata in vigore dell'art. 20 della legge n. 146 del 1998 (il quale ha modificato l'art. 14 della legge n. 890 del 1982), gli uffici finanziari possono procedere alla notifica a mezzo posta ed in modo diretto degli avvisi e degli atti che per legge vanno notificati al contribuente. Ne consegue che, quando il predetto ufficio si sia avvalso di tale facoltà di notifica semplificata, alla spedizione dell'atto si applicano le norme concernenti il servizio postale ordinario e non quelle della legge 890/1982. L'applicazione delle norme concernenti il servizio postale ordinario postula, peraltro, che il plico sia spedito all'indirizzo del destinatario, perché possa operare la presunzione di conoscenza fissata dall'art. 1335 del codice civile. E' illegittima, pertanto, la notifica di una raccomandata postale, della quale è rimasto ignoto il contenuto, inviata al precedente indirizzo in cui il destinatario svolgeva attività professionale, trattandosi [ ... leggi tutto » ]


Beneficio fiscale prima casa – deve essere riconosciuto anche a chi entro un anno dalla vendita infraquinquennale ottiene un immobile in donazione

5 Dicembre 2015 - Carla Benvenuto


Non può essere revocato il beneficio fiscale se alla vendita infranquiquennale della cosiddetta prima casa segue l'acquisto di un'altra prima casa non a titolo oneroso, ma per donazione: i benefici fiscali devono essere riconosciuti non solo nel caso di acquisto a titolo oneroso di altra prima casa entro l'anno dalla vendita, ma anche in caso di acquisto per donazione. Infatti, la normativa espressamente stabilisce che per il mantenimento dell'agevolazione prima casa debba procedersi all'acquisto di altro immobile da adibire a propria abitazione principale: come noto, acquisto è sia quello oneroso che quello gratuito. Principio, questo, ancora una volta ribadito dai giudici della Corte Suprema con la sentenza 23219/15. [ ... leggi tutto » ]


Contenzioso tributario – il diniego di autotutela può essere impugnato solo per vizi propri

25 Novembre 2015 - Giorgio Valli


L'istanza di sgravio in autotutela, in ogni caso, non sospende i termini per la presentazione di un eventuale ricorso giudiziale. Pertanto, se il rigetto dell'istanza in autotutela dell'amministrazione viene notificato una volta decorsi i termini per l'impugnazione giudiziale dell'atto, non è più possibile contestare il merito della pretesa tributaria. Infatti, la giurisdizione tributaria è una giurisdizione che abbraccia qualunque atto rappresentativo di una pretesa tributaria ad eccezione di quelli che appartengono alla fase dell'esecuzione: pertanto, anche il diniego di autotutela è suscettibile di essere opposto avanti al giudice tributario. Tuttavia, il diniego di autotutela è impugnabile solo per vizi propri. In altre parole, il giudice adito per l'impugnazione del diniego di autotutela deve limitarsi ad effettuare un controllo inteso a verificare che l'esercizio di detto potere sia avvenuto correttamente ovvero in adesione alle norme che ne disciplinano l'esercizio, sicché non è consentito al giudice investito dell'opposizione sostituirsi alla pubblica amministrazione [ ... leggi tutto » ]


Illegittimo l’accertamento fiscale relativo ad una annualità in presenza di ricavi e compensi congrui rispetto agli studi di settore più aggiornati

22 Novembre 2015 - Giorgio Valli


Com'è noto, la procedura di accertamento tributario standardizzato mediante l'applicazione dei parametri o degli studi di settore costituisce un sistema di presunzioni semplici, la cui gravità, precisione e concordanza non è ex lege determinata dallo scostamento del reddito dichiarato rispetto agli standards in sé considerati, meri strumenti di ricostruzione per elaborazione statistica della normale redditività, ma nasce solo in esito al contraddittorio da attivare obbligatoriamente, pena la nullità dell'accertamento, con il contribuente. In tale sede, quest'ultimo ha l'onere di provare, senza limitazione alcuna di mezzi e di contenuto, la sussistenza di condizioni che giustificano l'esclusione dell'impresa dall'area dei soggetti cui possono essere applicati gli standards o la specifica realtà dell'attività economica nel periodo di tempo in esame, mentre la motivazione dell'atto di accertamento non può esaurirsi nel rilievo dello scostamento, ma deve essere integrata con la dimostrazione dell'applicabilità in concreto dello standard prescelto e con le ragioni per le quali [ ... leggi tutto » ]


Lavoratore assegnato a mansioni inferiori rispetto a quelle poi riconosciute in sede giudiziale – il datore di lavoro è tenuto al pagamento anche della quota di adeguamento contributivo a carico del dipendente

20 Novembre 2015 - Giorgio Martini


Il datore di lavoro è responsabile del pagamento dei contributi anche per la parte a carico del lavoratore; qualunque patto in contrario è nullo. Il contributo a carico del lavoratore è trattenuto dal datore di lavoro sulla retribuzione corrisposta al lavoratore stesso alla scadenza del periodo di paga a cui il contributo si riferisce. Il datore di lavoro che non provvede al pagamento dei contributi entro il termine stabilito o vi provvede in misura inferiore al dovuto, è tenuto al pagamento dei contributi o delle parti di contributo non versate tanto per la quota a proprio carico quanto per quella a carico dei lavoratori. Il principio appena enunciato vale anche se il lavoratore è stato assegnato a mansioni inferiori rispetto a quelle poi riconosciute in sede giudiziale, con conseguente condanna al pagamento delle differenze retributive (e, quindi, contributive): il datore di lavoro resta obbligato in via esclusiva per l'adempimento, con [ ... leggi tutto » ]