Sacchetti bio frutta e verdura da casa? – Arriva anche il parere del Ministero della Salute: la questione si complica


Tutela consumatore - sacchetti biodegradabili spesa





In merito alla questione, di cui si è parlato molto, dei sacchetti Bio, a pagamento, per l’acquisto di frutta e verdura, ho sentito dire che c’è stato un altro via libera, per la possibilità di portarseli da casa, questa volta dal Ministero della Salute.

Vorrei che mi spiegaste, nel dettaglio, cosa è stato deliberato e cosa cambia da ora.

Con la circolare del 27 aprile 2018, il Ministero della Salute ha fornito chiarimenti in merito alle polemica dei sacchetti bio per frutta e verdura, a pagamento, che ha infiammato la protesta negli ultimi mesi: lo scorso 21 marzo il Consiglio di Stato aveva dato l’ok ai consumatori per portarseli da casa.

Anche il ministero della Salute, dopo il Consiglio di Stato, dunque, dà il via libera all’uso di sacchetti bio portati da casa per imbustare frutta, verdura e altri alimenti sfusi.

Leggendo la circolare, infatti, è chiarito che la circolazione delle borse in questione – in quanto beni autonomamente commerciabili – non possono essere sottratte alla logica del mercato e, dunque, è da ritenere coerente con lo strumento scelto dal legislatore, la possibilità per i consumatori di utilizzare sacchetti dagli stessi reperiti al di fuori degli esercizi commerciali nei quali sono destinati a essere utilizzati. Deve, pertanto, ammettersi la possibilità di utilizzare – in luogo delle borse ultraleggere messe a disposizione, a pagamento, nell’esercizio commerciale – contenitori alternativi alle buste in plastica, comunque idonei a contenere alimenti quale frutta e verdura, autonomamente reperiti dal consumatore. Secondo la medesima prospettiva, di conseguenza, non pare possibile che gli operatori del settore alimentare possano impedire o vietare tale facoltà di utilizzo (salve le precisazione che seguiranno circa il necessario controllo dei sacchetti per verificarne l’idoneità e la conformità normativa).

Ma, anche che non ogni involucro risulta idoneo all’imballaggio degli alimenti e che i materiali che sono destinati al contatto con gli alimenti devono essere conformi alla normativa vigente che regola il settore. Pertanto laddove il consumatore non intenda acquistare il sacchetto ultraleggero commercializzato dall’esercizio commerciale per l’acquisto di frutta e verdura sfusa, può utilizzare sacchetti autonomamente reperiti solo se comunque idonei a preservare l’integrità della merce e rispondenti alle caratteristiche di legge.

E, ancora, ciascun esercizio commerciale sarà dunque tenuto, secondo le modalità dallo stesso ritenute più appropriate, alla verifica dell’idoneità e della conformità a legge dei predetti sacchetti utilizzati dal consumatore, siano essi messi a disposizione dell’esercizio commerciale stesso, siano essi introdotti nei locali autonomamente dal consumatore. A tal fine, si suggerisce di predisporre un vademecum informativo per i consumatori, anche a cura delle associazioni di categoria, al fine di garantire uniformità di comportamenti sull’intero territorio nazionale, da rendere visibile all’interno dell’esercizio commerciale con apposito avviso alla clientela.

Dunque, in parole povere, i clienti di botteghe, centri commerciali e mercati dovranno avere la possibilità di servirsi di eco sacchetti comprati dove meglio credono, introdotti dall’esterno.

Non saranno più obbligati ad acquistare le buste messe a disposizione nei punti vendita, diventati per legge a pagamento.

Ma, attenzione, le buste portate dai consumatori dovranno attenersi obbligatoriamente ai requisiti indicati per le bustine fornite a pagamento, per legge, dagli esercizi commerciali: a vigilare sull’idoneità spetta agli esercizi commerciali.

Sembra semplice, ma non lo è.

Gli ostacoli da superare, per dare corso alle direttive, sono più d’uno. I controlli, innanzi tutto.

Spendendo risorse e tempo, i gestori di negozi e grandi catene dovranno organizzarsi per accertare che le buste provenienti da fuori rispettino norme e direttive.

Non solo.

Ai clienti andranno date indicazioni chiare, decifrabili, uniformi: per evitare incomprensioni e rimostranze, adottando ovunque le stesse procedure, il ministero suggerisce di stilare un vademecum nazionale unico, da affiggere tra banconi e scaffali.

Il solito pasticcio all’italiana: si interviene per semplificare una questione, ma la si complica ulteriormente.

In rete ricominciano a piovere i primi commenti.

C’è un fronte pro ministero della Salute e c’è un fronte contro.

Anche le associazioni dei consumatori si dividono.

C’è chi canta vittoria, attribuendosi in toto il merito dello sdoganamento dei sacchetti portati da casa.

Altri, invece, fanno notare che la circolare ministeriale nulla dice sulle retine riutilizzabili e quindi, in realtà, non si è risolto nulla.

2 Maggio 2018 · Giovanni Napoletano


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