Revoca reddito di cittadinanza e denuncia penale – Colpo di spugna per tutti i furbetti


Abrogando integralmente la legge istitutrice del reddito di cittadinanza il governo ha abrogato anche l'articolo 7 che fissava le pene per i furbetti





Sono un ragazzo di 22 anni e ho ricevuto la revoca del reddito di cittadinanza con obbligo di restituire un indebito di circa 6000 euro in quanto, avendo meno di 26 anni ed essendo privo di capacità di reddito, avrei dovuto essere attratto nel nucleo familiare dei miei genitori: purtroppo il CAF in cui mi sono recato per la domanda del beneficio non mi ha informato della normativa e ha comunque portato a compimento la pratica facendomi firmare i documenti.

Pur sapendo che la legge non ammette ignoranza, volevo chiedere se : 1) posso agire in qualche modo nei confronti del caf 2) ci saranno ripercussioni penali a mio carico anche ad indebito sanato.

L’articolo 7, comma 1 e 2, del decreto legge 4/2019, convertito dalla legge 26/2019, ovvero la legge che istituiva e regolava il reddito di cittadinanza, sanzionava penalmente la condotta di chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio del Reddito di Cittadinanza (RdC), rendeva o utilizzava dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero ometteva informazioni dovute, nonché l’omessa comunicazione delle variazioni di reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché di altre informazioni dovute o rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio entro i termini di legge. In pratica, le pene previste andavano da da 2 a 6 anni, per chi presentava dichiarazioni mendaci per beneficiare del sussidio, e da 1 a 3 anni per chi ometteva di comunicare le variazioni del reddito.

La brutta notizia è che il CAF svolge un ruolo di supporto e di assistenza al cittadino che ad esso si rivolge per compilare, nello specifico, la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) per il calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) e la successiva domanda per ottenere il reddito di cittadinanza: trattandosi di dichiarazione di parte, il CAF potrà difendersi agevolmente asserendo che la DSU è stata compilata sulla base delle indicazioni del dichiarante che aveva affermato di avere un’età maggiore di 26 anni. Questo per dire che è assai difficile addebitare al CAF la responsabilità di dichiarazioni avallate e sottoscritte dal beneficiario stesso previo ammonimento sulle conseguenze civili e penali derivani da dichiarazioni mendaci.

La buona notizia è che, per inesperienza, negligenza colpevole, e manifesta incompetenza, il governo ha inconsapevolmente cancellato, con la legge di Bilancio 2023, le pene previste dall’articolo 7 del Decreto Legge 4/2019.

In pratica, abrogando integralmente il reddito di cittadinanza (decreto legge 4/2019 successivamente convertito nella legge 26/2019) a partire dal gennaio 2024 il governo ha abrogato anche l’articolo 7 della citata normativa, che, come indicato in apertura di questo post, fissava le sanzioni penali derivanti dall’indebita fruizione del reddito di cittadinanza, per chi avesse rilasciato dichiarazioni mendaci o avesse omesso le info dovute, pur di ottenere il beneficio.

Infatti, l’integrale abolizione del Reddito di cittadinanza crea una abolitio criminis: se una legge successiva abroga un reato considerato tale dalle legge vigente al tempo in cui fu commesso, si applica il principio del favor rei. In pratica con l’abrogazione i reati scompaiono nel nulla: se un cittadino truffa lo Stato per ottenere indebitamente i soldi del Rdc, non è più punibile perché quel reato non esiste più secondo la legge.

Quindi, al momento, in assenza di provvedimenti legislativo che ripristinino il reato, la restituzione coattiva dell’importo indebitamente percepito costituirà l’unica penalizzazione per chi ha fruito del Reddito di Cittadinanza senza averne diritto.

28 Febbraio 2023 · Genny Manfredi


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