Ha tutte le ragioni per temere il pignoramento del conto corrente: spesso il creditore pignora il conto corrente del debitore pensionato e poi agisce con pignoramento presso INPS per recuperare il credito residuo rimasto insoddisfatto: nel prosieguo ipotizzeremo che il conto corrente intestato al pensionato debitore sia quello sul quale viene accreditata la pensione ogni mese.
Se poi i creditori sono più d’uno è quasi sicuro che il secondo creditore procedente con azione giudiziale preferisca chiedere il pignoramento del conto corrente del pensionato creditore presso la banca, e solo dopo avventurarsi in un pignoramento presso INPS del residuo, ben sapendo che sulla pensione grava già una trattenuta e che quindi il giudice condizionerà la soddisfazione della sua pretesa di rimborso all’estinzione del precedente credito azionato.
Detto questo, il consiglio che può essere fornito, anche se non richiesto, al pensionato debitore è quello di aprire un nuovo conto corrente intestato ad un proprio familiare di fiducia non perseguitato da creditori, magari con delega ad operare, e lasciare il vecchio conto corrente per il solo accredito della pensione, nell’ipotesi che l’importo pensionistico sia superiore ai mille euro.
Ad ogni modo, in caso di pignoramento del conto corrente su cui affluisce la pensione, il debitore pensionato può prelevare, rivolgendosi ad un funzionario dell’istituto di credito (o di Poste Italiane) – in quanto il conto corrente resterà bloccato fino all’udienza di assegnazione giudiziale del saldo disponibile al momento del pignoramento – un importo pari a tre volte il valore massimo dell’assegno sociale (ad aprile 2023 parliamo di circa 1.510 euro) o al rateo di pensione accreditato, se inferiore ai 1510 euro.
Successivamente, qualora durante il periodo di blocco, prima del decreto di assegnazione del saldo al creditore procedente, venissero accreditate altre mensilità di pensione, il pignoramento non potrebbe superare la trattenuta, a cui il creditore avrebbe diritto su ogni accredito pensionistico, qualora il pignoramento fosse stato azionato presso l’INPS.
Infatti, l’articolo 545 del codice di procedura civile stabilisce che le somme dovute a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione, o di assegni di quiescenza, nel caso di accredito su conto bancario o postale intestato al debitore, possono essere pignorate, per l’importo eccedente il triplo dell’assegno sociale, quando l’accredito ha luogo in data anteriore al pignoramento; quando l’accredito ha luogo alla data del pignoramento o successivamente, le predette somme possono essere pignorate allo stesso modo di un pignoramento presso il terzo INPS.
Tutti i risparmi eventualmente depositati in conto corrente e contabilizzati alla data di notifica dell’atto di pignoramento ad eccezione del primo prelievo consentito, pari a tre volte l’importo massimo dell’assegno sociale se inferiore all’importo accreditato su C/C dall’INPS (in pratica, i 1510 euro a cui abbiamo già accennato), verrà destinato al creditore procedente fino a soddisfazione del credito azionato.
11 Aprile 2023 · Patrizio Oliva
