Non riesco a pagare, ho perso il lavoro ed una società di recupero crediti minaccia di pignorarmi casa





Io ho sempre lavorato e per fortuna avevo un buon stipendio, ma ho perso il lavoro da tempo e sopravvivo con 900 euro al mese che riesco ad alzare.





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Io ho sempre lavorato e per fortuna avevo un buon stipendio, ma ho perso il lavoro da tempo e sopravvivo con 900 euro al mese che riesco ad alzare.

Per fortuna casa era di proprietà, ma alcune vecchie rate di vari prestiti non riesco a saldarli e sono in ritardo, la domanda è …..

Possono togliermi casa come mi minacciano, cosa posso fare ?

La COMPAS e AGOS mi dicono che posso prendere i bollettini vecchi e pagarli quando ho soldi, ma sono tempestato di telefonate con minacce sulla mia casa, come devo comportarmi?

Purtroppo, quando il creditore è un privato, una banca o una finanziaria, in teoria, è possibile iscrivere ipoteca e poi espropriare l’immobile anche di valore consistente, nonostante si agisca per un credito esiguo.

C’è da aggiungere, nel caso specifico, che lei non ha, attualmente, un lavoro stabile che consenta il pignoramento dello stipendio e, dunque, non lascia alcuna alternativa a creditore e giudice.

Comunque, tutto dipende dalla determinazione del singolo creditore [A] e dalla valutazione dei rischi e dei benefici (futuri) in rapporto all’obbligo (presente) di dover comunque anticipare spese correnti certe, pari o superiori al credito per il recupero del quale si decide di procedere.

E’ evidente che anche il creditore [A] corre i suoi rischi: una volta avviata l’azione esecutiva, un’altro creditore [B] potrebbe iscrivere ipoteca prima del creditore [A], per un importo che copre l’intero valore commerciale dell’immobile.

Oppure, il debitore potrebbe, nel frattempo, costituire sull’immobile di proprietà, prima dell’iscrizione di ipoteca e del pignoramento avviato dal creditore [A], un diritto di abitazione o di usufrutto a favore di terzi, rendendo il bene difficilmente collocabile sul mercato, anche attraverso una vendita all’asta.

Al creditore [A] rimarrebbe l’opzione di esercitare una azione revocatoria degli atti perfezionati dal debitore con il creditore [B] o con i terzi, se riesce a provarne la dissimulazione. Ma, in questo caso, la strada del recupero delle spese legali e del credito vantato si farebbe sempre più impervia.

Personalmente non credo che la società di recupero crediti sia realmente intenzionata a portare a termine la minaccia con una qualsiasi azione esecutiva. Ma, il suggerimento, nel dubbio, è quello di cercare di raggiungere un accordo.

In alternativa, se proprio si vogliono andare a “vedere le carte” in mano al creditore, qualora si sospetti un bluff e si è, tuttavia, disposti a sostenere un eventuale ulteriore aggravio del debito, si può attendere e rimborsare il dovuto solo in sede di conversione del pignoramento.

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29 Luglio 2014 · Annapaola Ferri

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