La banca non accetta accordi: può pignorare il minimo di una pensione?





Cominciamo subito col dire che se Fire chiedesse il pignoramento della pensione per via giudiziale, resterebbe a mani vuote.





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Sono un ex insegnante: prima del pensionamento, nel mese di agosto 2013, avendo calcolato con il sindacato, la possibile pensione lorda (di Euro 846 con al netto Euro 769 nemmeno la metà dello stipendio che percepivo in piena attività lavorativa, su cui c’è una trattenuta del quinto di Euro 204), chiesi una rimodulazione alla Deutsche Bank, per un debito residuo di altre 14 rate mensili da Euro 261. A tale richiesta non ebbi nessuna risposta.

Dal mese di settembre 2013, e cioè da quando sono andato in pensione ho dovuto smettere di pagare puntualmente le rate pattuite, perché impossibilitato a farlo, dal momento in cui su un netto di Euro 769,00, una volta decurtato il quinto, mi restano al netto Euro 565,00. Dal netto che mi rimane, infine, ho da pagare un’altra rata, di Euro 140,00, ad un altro istituto di credito, che alla mia richiesta, a differenza della Deutsche Bank, accettò la rimodulazione, prima che andassi in pensione. In parole povere, mi restano 425 euro per vivere.

Agli inizi del mese di dicembre del 2013, ho richiesto la rimodulazione (alla Deutsche Bank),per la seconda volta, tramite un mio nipote avvocato, senza mai ricevere una risposta, se non un sollecito a pagare le tre rate arretrate dal 27 del mese di settembre al 27 del mese di novembre. Cosa che mi era impossibile fare.

A seguito di alcune loro comunicazioni, attraverso sedi distaccate di recupero crediti, della stessa Deutsche Bank, in cui ti sollecitavano al pagamento con le solite scadenze, non ho mai risposto, fino a ricevere la visita di un loro incaricato, da una delle sedi vicine, direttamente a casa, a cui dissi come stavano esattamente le cose. Dopo una sua telefonata, e tentativi vari di convincermi a pagare (somme che non avevo e che non ho), mi salutò garbatamente, rientrando in sede.

Ora nel mese di aprile 2014, a seguito di un’altra loro comunicazione, e avendo messo da parte qualcosa, ho pagato finalmente la rata arretrata del settembre 2013 (lacrime e sangue), per dimostrare loro, indirettamente, la mia volontà di risolvere la questione.

Un mese fa circa, dato che il mio numero di tel. non risulta sull’elenco ufficiale, ho ricevuto una telefonata, nel negozio di mio fratello, dopo aver indagato tra i vicini di casa, parlando di me per un sospeso. Essendo nel negozio, per fare spesa, mi chiamano, e una voce femminile, citando la Deutsche Bank, mi accenna la possibilità di un saldo e stralcio… Non potendo parlare in un luogo pubblico (per motivi ovvi di privacy), chiedo alla signora di rinviare la conversazione e mi lascia un recapito telefonico, che dopo scopro di non essere della Deutsche Bank, ma bensì della Fire S.P.A. agenzia di recupero crediti di Messina. Per non farla lunga, un paio di giorni dopo, credendo che si trattasse direttamente della Deutsche Bank, decido di riscrivere e proporre un saldo e stralcio, al 40%. Mi hanno risposto dicendo, che pur valutando la situazione, e dispiaciuti, la proposta transattiva da me formulata, non potevano accettarla in quanto non corrispondente almeno al 70% del debito residuo che ammonta (compreso gli interessi) ad Euro 3.498,98.

Proseguono dicendo: “restiamo a disposizione per valutare eventualmente una offerta, pari almeno ad Euro 2.450,00, da corrispondere entro il 25/07/2014”.

A questo punto, domanda n.1: come devo comportarmi? Devo insistere nel proporre un saldo e stralcio? Posso arrivare al massimo al 50%. Cosa posso proporre ancora con tutta la mia buona volontà?

Domanda n.2: A cosa posso andare incontro, a seguito di questa mia impossibilità nel pagare?

Domanda n.3: possono bloccarmi quel minimo di pensione che percepisco, direttamente in posta dove ho il conto, anzichè all’INPS (grazie alla legge “Salva Italia” che ha introdotto l’obbligo della tracciabilità per il pagamento delle pensioni)? per cui l’Istituto di credito (in questo caso la Posta), per legge, sarà obbligato non solo a bloccare tutti i fondi già depositati sul conto dal debitore, ma anche il netto della pensione, e questi verranno automaticamente pignorati e bloccati nella misura del 100%. E’ così per tutte le pensioni, o c’è sempre un minimo e un massimo, non so, solo per pensioni al di sopra dei mille euro?

Cominciamo subito col dire che se Fire chiedesse il pignoramento della pensione per via giudiziale, resterebbe a mani vuote. Questo perchè, al netto della cessione del quinto già in corso, lei raggiunge la soglia del minimo impignorabile. Al massimo, per poter attingere al 20% mensile dell’importo versatole da INPS, Fire dovrebbe attendere il rimborso del prestito da lei ottenuto con la cessione.

Tuttavia, come lei correttamente osserva, Fire potrebbe chiedere il pignoramento del conto corrente e della liquidità disponibile. Grazie al Salva Italia ed all’obbligo di accreditare in banca la pensione, ciò equivale al pignoramento dell’intera mensilità.

Perchè questo è possibile? Semplicemente per il fatto che la giurisprudenza prevalente ritiene che la pensione, una volta corrisposta, si confonda interamente con il patrimonio del percettore, con conseguente possibilità per il creditore procedente di aggredire l’intero conto corrente del debitore esecutato.

La soluzione? Innanzitutto evitare che sul conto corrente su cui viene accreditata la pensione confluiscano altre entrate (bonifici, versamenti di assegni, versamenti di contante). In pratica dall’estratto conto deve risultare che l’unica fonte di alimentazione del conto corrente è rappresentata dall’accredito della pensione. Poi, ove mai Fire procedesse al pignoramento del conto corrente, lei deve contattare immediatamente il nipote avvocato e dargli il mandato di presentare opposizione all’esecuzione (lui, naturalmente, sa benissimo di cosa qui si parla). Secondo recente giurisprudenza (fra le altre sentenze quella del Tribunale di Savona, del 2 gennaio 2014) infatti, è ancora individuabile la natura pensionistica dei versamenti effettuati da INPS in conto corrente quando i ratei siano immediatamente riconoscibili per denominazione e importo e purché non vi siano all’attivo voci diverse da quel tipo di accredito.

Fatta questa premessa e sorvolando sul fatto che il creditore che contatta vicini ed amici del debitore al fine di ottenere informazioni su di lui, rischia una denuncia per violazione della privacy (anche se si limita ad accennare a generici “sospesi”), il mio suggerimento è, se proprio l’ansia da recupero crediti è diventata per lei un disagio insopportabile, quello di proporre a Fire un saldo stralcio pari al (massimo) 30 per cento dell’importo residuo nominale (esclusi interessi, spese ed amenità simili, per intenderci).

Del tipo Prendere o lasciare. Pochi, maledetti e subito, senza che voi di Fire possiate pensarci due volte. Questo è quanto posso, altrimenti li spendo andandomene in vacanza e voi attenderete che finisca il prelievo della cessione … Altro che 70%. Se proprio non potete accettare, meglio, E, grazie lo stesso!

Tenga presente che Fire il credito che vantava Deutsche Bank nei suoi confronti lo ha pagato al massimo al 3% del valore nominale. Faccia lei i calcoli, al netto degli stipendi da fame che corrisponde agli esattori, su quanto la società ci guadagna accettando la sua proposta di transazione.

E, soprattutto, non paghi altre rate arretrate. E’ inutile e controproducente per lei. Devono tutte essere incluse nell’accordo.

STOPPISH

27 Luglio 2014 · Simone di Saintjust

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