Chiara nicolai

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Occorrerebbe sapere innanzitutto cosa ha da perdere, non pagando, se non possiede nulla e non lavora, l’unica conseguenza consiste nel fatto che nessuna finanziaria o banca le concederà in futuro un prestito.

Se lavora come dipendente, i creditori riusciranno ad ottenere almeno un quinto del suo stipendio, vita natural durante.

Se ha casa di proprietà rischierà di perderla, prima o poi.

Se invece mi sta chiedendo come si fa tecnicamente a non pagare, beh quella è la cosa più semplice: basterà buttar via, insieme alla spazzatura, i bollettini postali, RID, RAV e MAV per le rate, poi le successive richieste di pagamento delle società di recupero crediti e poi ancora le eventuali notifiche giudiziarie degli avvocati.

Fra qualche anno il debito, gravato di interessi legali e di mora, onorari per avvocati e commissioni per le società di recupero crediti sarà arrivato alla ragguardevole cifra di centomila euro, più o meno.

Se è fortunato le perverrà una richiesta di concordato e, al massimo con 3000 euro riuscirà a chiudere la questione e a ridiscendere in pista …

Ma tutto dipende dal fatto se lei è un ricco o un poveraccio.

Uno dei pochi aspetti indesiderabili per i ricchi, consiste nel fatto che sono costretti a pagare i propri debiti con frequenza statisticamente superiore a quanto non accada per i poveracci.

Almeno questo …

Per il trimestre febbraio/giugno era obbligata sua madre e lei successivamente in quanto erede, a meno che non abbia rinunciato all’eredità.

Per il trimestre luglio/settembre vanno analizzate le clausole contrattuali in merito alle modalità previste di sgombero dell’appartamento in caso di decesso del conduttore e in relazione ad una sua eventuale richiesta di posticipo della consegna delle chiavi per portare a termine tali operazioni.

25 Settembre 2011 · Chiara Nicolai

Purtroppo se salta la prima rata del piano proprostole, non potrà più accedere al beneficio di rateazione per quel debito.

25 Settembre 2011 · Chiara Nicolai

Saltando due rate del piano di rateazione accettato, si perde qualsiasi beneficio alla dilazione e sarà costretto a pagare l’importo iscritto a ruolo in un’unica soluzione.

25 Settembre 2011 · Chiara Nicolai

C’è solo un dispositivo posto ad arginare la tracotanza dei gestori del Grande Fratello orwelliano, il sistema di banche dati (centrali di rischio) sulle segnalazioni di “presunta” insolvenza del debitore.

Ma si tratta di un protocollo di intesa, emanato dal Garante per la protezione dei dati personali.

Insomma niente, ragion per cui banche e finanziarie continuano impunemente a raccogliere e distribuire informazioni che ci riguardano.

In effetti l’unica conseguenza del disposto del Garante per la Privacy è ricaduto sulle spalle dei consumatori, obbligati a firmare decine di fogli di liberatoria per il trattamento dei dati personali. Se non diamo l’assenso il finanziamento non ci viene erogato, anche se siamo ottimi pagatori.

E se le segnalazioni sono inesatte, frutto dell’errore di qualche funzionario svogliato nessun problema.

Per portare una banca o una finanziaria in tribunale e richiedere i danni per una segnalazione sbagliata, che ci ha esclusi ingiustamente dal circuito del credito, occorrono anni.

E se anche avessimo la pazienza di aspettare la vecchiaia per ottenere un pò di giustizia, ci pensano la quasi totalità degli avvocati a dissuaderci con le loro, il più delle volte, esose parcelle (le eccezioni sono pochissime).

Peraltro, neanche possiamo più chiedere ai legulei di concordare l’onorario attraverso un patto di quota lite, ovvero concordando a mò di onorario una parte del risarcimento, in caso di vittoria.

No, perchè il governo Berlusconi ci ha tolto anche questa possibilità.

Figurarsi se Silvio si metteva contro gli avvocati dei quali ha bisogno non solo per difendersi, ma anche per truccare i processi (Previti docet) e non cedeva – di buon grado – alle pressioni corporative dell’ordine degli azzeccagarbugli per reintrodurre le tariffe minime e seppellire il patto di quota lite voluto da Bersani.

Concludendo, non le resta altro che elemosinare la cancellazione al Consorzio per la Tutela del Credito (CTC). Sempre che sia già trascorso il “periodo punitivo” i cui termini sono riassunti nel prospetto che segue. E sempre che dopo la cancellazione le si riaprano le porte del credito. Perchè i suoi dati, secondo me, sono già transitati nelle banche dati occulte dei cattivi pagatori.

tempi massimi

25 Settembre 2011 · Chiara Nicolai

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