Violazione privacy e datagate – I Big del web leggono le nostre e-mail?


Tutela consumatore - privacy nel web





Dopo lo scandalo datagate di facebook sono entrato in paranoia: ora ho molta paura anche a scrivere e-mail ai miei colleghi, non perché avessi qualcosa da nascondere, ma odio ferocemente la violazione della privacy.

Insomma, c’è il rischio che leggano anche le nostre e-mail?

Purtoppo, dopo lo scandalo Datagate del colosso Facebook e le violazioni della privacy perpetuate ai danni dei consumatori, sembra che anche altri grandi BIG del web tra cui Google, Microsoft e Yahoo, abbiano agito in maniera subdola, addirittura leggendo le nostre conversazioni private.

La questione è emersa per un reportage del The Wall Street Journal, secondo il quale i giganti del web hanno sempre potuto leggere le nostre e-mail.

Il quotidiano chiarisce che nelle clausole di iscrizione ai servizi offerti ne è presente una che riguarda proprio la possibilità di leggere il contenuto dei messaggi ed estendere questa possibilità a società esterne.

Tutto ciò autorizzato da noi stessi quando abbiamo accettato termini e condizioni di utilizzo.

Il The Wall Street Journal però aggiunge che queste clausole sembrano essere poco chiare e proprio in virtù del Datagate sono scattati dei controlli di sicurezza.

Purtroppo, praticamente nessuno legge i termini di contratto di questi servizi.

Di conseguenza scoprire che qualcuno potrebbe leggere le nostre email fa scalpore.

In secondo luogo però il problema è quello della poca chiarezza.

Nel caso di Google, per esempio, la possibilità di leggere le nostre email è data agli sviluppatori solo in casi eccezionali (problemi di sicurezza, bug) e con il consenso esplicito dell’utente.

Cosa significa consenso esplicito? È sufficiente quello che si dà accettando i termini di contratto del servizio?

Oppure ci si aspetta una richiesta dagli sviluppatori ogni volta che si verifica uno di questi “casi eccezionali”?

Insomma, tutta la questione è poco trasparente.

Le stesse condizioni si applicano sia alle applicazioni di terze parti, sia a quelle controllate – certificate da Google.

Il problema della privacy è rilevante soprattutto per le prime: nei permessi richiesti infatti non è sempre prevista esplicitamente la possibilità che i loro sviluppatori possano leggere le vostre email.

Dunque, per adesso la situazione è abbastanza confusa.

Sono ovviamente in corso dei controlli da parte delle grandi aziende, che sicuramente vorranno diminuire il rischio per i loro utenti.

Ne sapremo di più nelle prossime settimane, quando probabilmente verranno resi un po’ più chiari alcuni termini dei contratti.

Nel frattempo, se volete ridurre al minimo il rischio, potete controllare tutti i servizi e le applicazioni che hanno accesso ai vostri dati, rimuovendo il permesso a quelli che non ritenete necessari.

5 Luglio 2018 · Patrizio Oliva


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