Risarcimento danni » nel giudizio civile è vincolante la sentenza penale di condanna [leggi tutto]
Nel giudizio civile di risarcimento danni è vincolante la sentenza penale di condanna. La sentenza del giudice penale, che pronunci condanna definitiva dell'imputato al risarcimento dei danni in favore della parte civile, demandando la liquidazione ad un successivo e separato giudizio, ha effetto vincolante, in sede civile, in ordine all'affermata responsabilità dell'imputato. Questi non potrà contestare la condanna al risarcimento, ma solo l'esistenza e l'entità del pregiudizio risarcibile. Questo, in sintesi, l'orientamento espresso dalla Corte di Cassazione 23633/14. Da quanto si apprende nella pronuncia appena riportata, in tema di risarcimento danni, non si può più contestare davanti al giudice civile la responsabilità accertata dal giudice penale, ma solo l'ammontare del risarcimento richiesto. Secondo quanto disposto dagli Ermellini, infatti, una volta che il giudice penale abbia accertato, in via definitiva, il reato, condannando l'imputato, ma rinviando al giudice civile per la quantificazione del risarcimento danni, non si potrà più mettere in ...
In tema di istruttoria per la concessione di un mutuo, la discrezionalità tecnica di cui la banca dispone nella gestione del credito non può ovviamente tradursi in arbitrarietà e deve perciò svolgersi all'interno del perimetro delineato dai doveri di correttezza e buona fede, il che rende certamente sindacabile, limitatamente a tale profilo, la condotta della banca nello svolgimento di tale attività. Anche se l'esito negativo dell'istruttoria comporta la decisione di non concedere al richiedente ulteriore credito ed è motivata dalla situazione di oggettiva difficoltà finanziaria in cui egli versa, ciò non toglie che la condotta della banca possa essere censurabile sotto il profilo dell'eccessiva durata dell'istruttoria. Questi i principi a cui si è ispirata la decisione 4259/13 dell'Arbitro Bancario Finanziario, sul ricorso di un cliente a cui il mutuo non era stato concesso dopo un'istruttoria durata oltre quattro mesi e che, per giunta, si era visto anche addebitare il costo ...
Sul diritto del debitore sottoposto ad azione esecutiva ad ottenere, l'equa riparazione prevista dalla normativa vigente (legge Pinto) a causa della durata irragionevole del processo di espropriazione a suo carico, la giurisprudenza di legittimità, inizialmente, ha ritenuto che anche il debitore sottoposto ad azione esecutiva fosse legittimato a richiedere l'indennizzo per l'irragionevole protrarsi del processo esecutivo, a motivo del patema d'animo che ogni pendenza processuale provoca. Successivamente, invece, è andato consolidandosi un diverso orientamento, secondo il quale il debitore sottoposto ad azione esecutiva, sebbene sia parte del processo esecutivo, non è necessariamente percosso dagli effetti negativi di un'esecuzione forzata di durata irragionevole. Egli, essendo proprietario dell'immobile pignorato, non ha alcun interesse al rapido svolgimento della procedura e, anzi, risulta avvantaggiato del suo protrarsi, avendo mantenuto, medio tempore, il possesso giuridico del bene. I giudici di legittimità hanno poi argomentato che, comunque, all'esito finale del processo esecutivo il debitore sottoposto ad ...