DOMANDA
Scrivo per chiedere supporto su una situazione un po’ ingarbugliata, complicata anche un po’ dal menefreghismo del mio assistente fiscale: il mio assistente fiscale effettua chiusura retroattiva della Partita IVA nel 2016, con decorrenza anteriore alla data del primo versamento fiscale da effettuare (è datata settembre 2011, io ho aperto partita iva intorno a gennaio 2010).
A novembre 2011 vengo assunto, per circa 2 anni, come consulente presso una ditta terza, che mi paga i contributi. Io gli chiedo come regolarmi per la partita IVA, e lui mi risponde che non avrei dovuto adempiere alcun dovere fiscale in quanto avrebbe informato gli enti (INPS, AdE, CdC) e “congelato” la mia posizione.
Nel 2012, cominciano però ad arrivarmi (sino al 2016) cartelle esattoriali dell’INPS, dell’AdE e della Cdc. Io, preoccupato, gli illustro questa cosa, ma lui continua ad insistere che non vanno pagate perché c’erano comunicazioni di “inattività.
Per farla breve, dopo giri e rimandi di ANNI, nel 2016 presenta domanda di cancellazione d’impresa retroattiva. Mi arriva sanzione da parte della Cdc per “comunicazione ritardata”: la pago.
Presenta, dice lui, ulteriore domanda di sgravio per le cartelle esattoriali dei 3 enti (addirittura un anno dopo, dicembre 2017). L’INPS sgrava subito (nel mio account AdE Riscossione c’è proprio il simbolo “sgravio”). Mentre AdE e CdC mettono in sospensione le cartelle. Lui dice che è un passaggio intermedio e che poi passeranno in sgravio. Fatto è che restano sospese 2 anni e ora sono di nuovo “attive”.
L’ultima cartella, multiente, ricevuta risale al 2016 (appunto prima della domanda di chiusura, ed è riferito all’anno di imposta 2012 o 2013). Mi “rassicura” dicendomi che se il provvedimento non avesse avuto esito positivo me ne sarebbero arrivate ancora molte e per gli anni successivi.
Onestamente, non so come fare, a chi rivolgermi, pagare o inviare ulteriori domande di sgravio tramite qualcuno. Qualche suggerimento?
RISPOSTA
La sua situazione è semplice, lineare ed affatto complicata: dovrà pagare tutte le cartelle esattoriali che le sono state notificate, anche se riconducibili ad una fuorviante assistenza fiscale e contributiva del suo consulente.
Poi, se vorrà, potrà citare in giudizio il suo consulente e chiedergli un congruo risarcimento danni.
In pratica, la legge non ammette ignoranza, nè entra nelle beghe fra contribuente e proprio commercialista di fiducia.
23 Febbraio 2021 - Giorgio Valli
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