L’addetto al recupero crediti minaccia un’azione giudiziale – Sarà vero?












Ho chiesto ed ottenuto, tempo fa, un prestito da una finanziaria: fino a pochi mesi fa ho sempre pagato con la massima puntualità. Dopodiché ho perso il lavoro. Al che ho sottoscritto un piano di rientro che, ahimè, non sono riuscito a rispettare non avendo più un euro.

Dopo innumerevoli solleciti (posta elettronica, posta cartacea, telefonate ed addirittura sms), quest’oggi mi chiama un signore (dell’Ufficio recupero crediti) dotato di un sarcasmo imbarazzante, il quale mi dice che mi arriverà a casa un avviso che mi indicherà l’attivazione dei procedimenti legali (Giudice di Pace).

Io gli ho ricordato che più volte ho detto e risposto ai vari solleciti che pagherò quando riprenderò a lavorare e che riconosco il debito nei confronti della Società. Egli mi ha risposto che ora è troppo tardi e che si attiveranno secondo l’iter giuridico.

Devo crederci? Come devo comportarmi?

Supponiamo che la minaccia dell’addetto al recupero crediti sia reale e che lei non abbia conti in banca gravidi di euro e nemmeno immobili al sole da ipotecare. L’addetto passerà la sua pratica ad un fantomatico ufficio legale il quale, procurandosi un decreto ingiuntivo dal Giudice di pace, le notificherà un atto di precetto.

A questo punto la società di recupero crediti avrà speso qualche centinaio di euro in contributi unificati, spese di notifica e carte bollate e si troverà al punto di prima.

Le sembra un comportamento razionale per un soggetto economico?

Lei chiede come comportarsi: ha, forse, qualche altra opzione? Può cioè scegliere di pagare il debito senza farne altri? Se no, non le resta che attendere tempi migliori senza preoccuparsi, più di tanto, dello stizzito sarcasmo dell’operatore del contact center, che, ahimè, ha visto andare in fumo l’ennesima, agognata, provvigione …

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4 Agosto 2015 · Ornella De Bellis