Il reato di bancarotta fraudolenta si consuma nel momento in cui interviene la sentenza dichiarativa di fallimento. Non si può legare la consumazione del reato presupposto al momento della materiale “distrazione” delle somme di denaro dalle casse della società, azione in sé non configurabile come delitto fino al momento della dichiarazione di fallimento della società stessa. Insomma, non è integrato il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale nel caso in cui la somma sottratta dalle casse sociali, riportata da relativa annotazione contabile, sia incontrovertibilmente riversata nella sua integrante – dai soci che l'avevano prelevata – nelle casse della società prima della dichiarazione di fallimento. Infatti, ancorché il delitto di bancarotta abbia natura di reato di pericolo, per l'individuazione del relativo momento consumativo deve aversi riguardo alla dichiarazione giudiziale di fallimento, con la conseguenza che la valutazione del pregiudizio ai creditori deve essere valutata al momento di tale dichiarazione e non a ...
Azienda in fallimento - Contributi non pagati - Bancarotta [leggi tutto]
Ho rilevato una attività commerciale srl di vendita al dettaglio nel 2009: dal 2013 ad oggi ho continuato a percepire lo stipendio dalla mia Società come Legale Rappresentante, nella ragione di circa duemila e 500 euro mensili. Non avevo la possibilità di pagare i contributi, data la notevole difficoltà economica (o mangiavo o pagavo i contributi). Questo stipendio serviva a mantenere me e la mia famiglia (moglie disoccupata e figlio di 2 anni), pagare l'affitto di casa 850 euro, le spese di acqua-luce-gas altri 250 euro, e dei finanziamenti personali che ho preso per sostenere l'azienda stessa (sperando sempre che il "brutto" momento passasse, invece...) e che ora ripago a 800 euro mensili in banca. In effetti per sostenere la vita mia e della mia famiglia, tolte le spese sopracitate, spendiamo meno di 900 euro al mese in 3 persone, non penso mi si possa accusare di avere voluto deliberatamente ...
L'amministratore che si ripaghi dei suoi crediti verso la società fallita relativi a compensi per il lavoro prestato, prelevando, ovvero comunque ottenendo, dalla cassa sociale una somma congrua rispetto a tale lavoro, risponde di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione? Al quesito hanno risposto i giudici della sezione penale della Corte di cassazione (sentenza 48017) argomentando che per stabilire se ricorra o meno il delitto di bancarotta fraudolenta è necessario stabilire se la somma prelevata dalle casse sociali dall'amministratore sia o meno congrua rispetto al lavoro prestato. Se, infatti, la somma prelevata corrisponde a quanto normalmente percepito dall'amministratore a titolo di compenso negli anni precedenti quando la società non si trovava in stato di insolvenza o a quanto percepito dagli amministratori di società analoghe, non si può parlare di vantaggio indebito, avendo diritto chi abbia offerto una prestazione lavorativa al relativo compenso. Il credito da lavoro, infatti, è sempre esigibile ed ...