Carte revolving stop rate

Recupero crediti, recupero crediti – abusi e molestie al debitore o ai suoi familiari












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Volevo sapere, ho 2 carte revolving: è da qualche mese che ho smesso di pagare le rate perché avendo anche un mutuo ed un prestito e lavorando solo io in famiglia, non riesco più a far fronte a tutte queste rate.

Da premettere che il mutuo ed il prestito li pago regolarmente, un debito ammonta a 3500 euro, l’altro a 5000 euro.

A cosa vado incontro? Ho contattato un’agenzia debiti, ed hanno voluto 300 euro per iniziare la pratica, ora per continuare il tutto mi hanno chiesto altre 200 euro, che non ho pagato perché non so fino a che punto mi conviene continuare con loro, dato che per risolvere il tutto in totale mi hanno chiesto 2000 euro più iva.

Le 2 finanziarie mi tartassano di telefonate, cosa posso fare? Cosa rischio? Mi conviene continuare a portare avanti il tutto tramite l’agenzia debiti? O posso risolvere il tutto da solo? Visto che non ho neanche somme da parte?

Riteniamo che quelli corrisposti alle agenzie debiti siano soldi sprecati: spesso il debitore si affida ad un’agenzia debiti solo perché incapace di gestire gli approcci assillanti ed insistenti (spesso offensivi) e sicuramente fuori legge degli addetti al recupero del credito.

Ma, per porre fine al problema basta davvero poco, senza l’inutile e costosa assistenza di terzi, siano essi legulei o sedicenti professionisti del settore. Non è neanche necessario spendere il tempo che occorre a presentare un ricorso all’Autorità per la tutela della privacy o a recarsi al più vicino presidio della Polizia di stato per sporgere denuncia di stalking contro ignoti.

E’ sufficiente una raccomandata A/R di diffida che intima l’immediata cessazione di contatti di qualsiasi tipo (telefonico o domiciliare) con il debitore scrivente, con i suoi familiari e amici nonché con il datore di lavoro.

Le finanziarie e le società di recupero crediti sanno benissimo che l’unico modo corretto e legittimo di procedere è quello di fare, al massimo, una telefonata di cortesia al debitore. Una volta accertata la sua indisponibilità al pagamento del dovuto, hanno solo due scelte: avviare un procedimento giudiziale per l’escussione coattiva o cedere ad altri il debito.

In un mondo normale, dove le eventuali sanzioni per violazione della privacy costituissero davvero un deterrente o non un’inezia, le cose andrebbero così.

Invece, il creditore, prima di mollare l’osso, sa che può tentare di sfinire il debitore costringendolo a pagare, magari inducendolo a contrarre un nuovo prestito. Questo perché il risultato che si ottiene adottando la tecnica della “goccia cinese” è senz’altro remunerativo anche se ci si dovesse imbattere in qualcuno che, consapevole dei propri diritti e dei limiti che il creditore non può oltrepassare, decide di passare alle denunce.

La sanzione? Un’inezia rispetto ai soldi che possono essere incamerati intimidendo il debitore con la violazione delle più elementari norme stabilite dal codice penale. Quando, poi, il debitore Pinco Pallino mostra i denti, si chiude la pratica e si passa a cercarne subito un’altro più mansueto, docile e disponibile a farsi vessare.

E’ in questo contesto che pascolano e prosperano le cosiddette agenzie debiti. Senza le tecniche aggressive e illecite messe in atto da finanziare e società di recupero crediti, le agenzie debiti non avrebbero alcuna ragione di esistere.

Dunque, il debitore non deve lasciarsi sfinire, ma sfinire egli stesso il creditore, con fermezza, determinazione e senza alcun timore reverenziale.

E, quando dopo innumerevoli cessioni, si trova la società che avendo acquisito il credito nominale di 10 mila euro al costo di 10 euro, reputa conveniente accontentarsi di mille euro formulando una proposta di saldo stralcio, il debitore gliene propone 100, se proprio reputa giusto quel prezzo per non sentire squillare il telefono ad intervalli regolari di un paio di mesi.

Il rischio che si corre comportandosi nel modo suggerito? Un’azione giudiziale con conseguente pignoramento del 20% dello stipendio o della pensione, se si possiede un reddito.

Ma, la domanda è: chi compra un debito di diecimila euro a 10 euro è disponibile ad anticipare le spese di giudizio e a perdere tempo con il debitore recalcitrante (con il rischio di non beccare comunque un cent perchè al momento il debitore risulta disoccupato e senza reddito) quando ci sono altre cinquemila pratiche, dai duemila ai ventimila euro, in attesa di essere lavorate?

Non sarebbe meglio, invece, muoversi nell’obiettivo di individuare al più presto quei cento debitori che alla prima telefonata si affrettano a pagare il dovuto senza batter ciglio, né chiedere uno straccio di sconto?

Ciascuno è in grado, da solo, di rispondere ai due quesiti. Non vale nemmeno la pena aggiungere che, comunque, per andare dal giudice è necessario avere tutte le carte in regola e che il 99% dei creditori che operano nel mercato delle cessioni, dopo gli innumerevoli passaggi con cui diventano titolari del credito, quelle carte non le hanno o, se le hanno, non sanno più dove trovarle fra gli infiniti scatoloni di scartoffie che hanno riposto in magazzino.

Non hanno nemmeno speso i soldi necessari per la raccomandata AR che, per legge, va inoltrata al debitore per comunicargli l’avvenuta cessione del credito.

A loro basta una lista con nome e cognome del debitore, numero di telefono e importo da pagare. Il resto sono solo inutili dettagli a cui la maggioranza dei debitori non presta, purtroppo, alcuna attenzione.

Il contenuto di questo post è solo un’estrema sintesi delle indicazioni, dei consigli e dei suggerimenti a cui si può liberamente e gratuitamente attingere visualizzando gli articoli che abbiamo raccolto nella sezione tutela del debitore.

Ben più di quanto ne sappia una qualsiasi agenzia debiti. Buona e proficua lettura!

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20 Dicembre 2014 · Ludmilla Karadzic

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