Buoni fruttiferi emessi tra il 1986 ed il 1999: Poste italiane concede solo importi minori? – Ecco cosa fare per il rimborso

Buoni fruttiferi emessi tra il 1986 ed il 1999: Poste italiane concede solo importi minori? - Ecco cosa fare per il rimborso


DOMANDA

Avevo acquistato, nel 1990, due buoni fruttiferi postali per un valore economico di cinque milioni di vecchie lire: secondo le condizioni riportate chiaramente sul Buono, avrei dovuto incassare, passati i 30 anni, circa 120 mila euro, mentre Poste Italiane me ne ha riconosciuto solo la metà.
Cosa devo fare?


RISPOSTA

A quanto pare non è un caso isolato, ma si tratta di una prassi di Poste Italiane per i Buoni fruttiferi postali emessi a decorrere da luglio 1986 e prima del 1999, la cui riscossione appunto non rispecchia le caratteristiche riportate dietro al buono: le Poste sono finite al centro di una polemica che non è affatto piaciuta ai tantissimi clienti che hanno sottoscritto accordi di questo tipo.
Va in questa direzione anche la recente decisione dell’Arbitro Bancario e Finanziario sul ricorso presentato da una risparmiatrice, che stabilisce quanto già sancito in precedenza sia dalla Cassazione che dalla Corte Costituzionale, e cioè che i Buoni Fruttiferi Postali equivalgono a veri e propri contratti stipulati con gli utenti.
Nel caso in questione la signora è riuscita a farsi riconoscere che Poste Italiane provveda al rimborso del Buono applicando le condizioni previste nella stampigliatura originaria relativamente all’intero trentennio, applicando le condizioni originariamente risultanti dai titoli stessi.
La prassi sotto inchiesta riguarda i Buoni emessi a decorrere da luglio 1986 e prima del 1999: nonostante riportino sul retro un chiaro prospetto degli interessi maturati dalla data di emissione, Poste Italiane tende a rimborsare una cifra inferiore.

Dopo l’entrata in vigore del decreto del 13 giugno 1986 le Poste avrebbero dovuto emettere buoni della serie Q. Ma per un po’ di tempo hanno continuato a utilizzare vecchi moduli delle serie O e P che indicavano tassi superiori ma di fatto non più applicabili. La legge consentiva alle Poste di utilizzare, fino a esaurimento, solo i buoni della serie P (e non quelli della serie O) a patto però che venissero apposti due timbri, uno sul fronte e uno sul retro.
Poste, in relazione a ciascun Buono fruttifero, continua a rimborsare un importo inferiore a quello spettante, sebbene l’intestatario non abbia mai ricevuto alcuna comunicazione sul presunto diverso rendimento dei titoli sulla scorta delle condizioni contrattuali originariamente sottoscritte e unilateralmente modificate.
Se avete acquistato un Buono Fruttifero Postale tra il 1986 e il 1999 e avete incassato meno di quanto previsto alla data di sottoscrizione, potreste avere diritto al rimborso. E si parla di cifre non indifferenti.
Potete ricorrere all’Arbitro Bancario e Finanziario o procedere per via giudiziaria, ma prima dovete controllare bene sul vostro Buono fruttifero la data di emissione e la serie.
Se la data di emissione è anteriore al primo luglio 1986, le possibilità sono scarse; se la data è posteriore, dovete verificare la serie.
Se è “O” è molto probabile che, in caso di contenzioso, l’Arbitro Bancario Finanziario vi dia ragione.
Riguardo alla serie, poi, se è “P” bisogna verificare che siano stati apposti i due timbri: “P-Q” sul fronte e la tabella di tutti i nuovi rendimenti della serie Q, di tutti i trent’anni.


18 Febbraio 2020 - Giovanni Napoletano

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