Le tipologie di accettazione dell'eredità
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Vi sono due tipi di accettazione: Quella pura e semplice e l’accettazione con beneficio di inventario.
L’accettazione pura e semplice comporta la confusione tra i patrimoni del defunto e quello dell’erede che diventano una cosa sola. L’erede subentrando nel patrimonio del defunto succede sia nell’attivo che nel passivo, egli, perciò è tenuto al pagamento dei debiti ereditari anche se superano il valore dell’attivo.
L’accettazione con beneficio di inventario non implica, invece, la confusione dei due patrimoni e, quindi, l’erede non è tenuto al pagamento dei debiti ereditari o dei legati oltre il valore di ciò che era ricompreso nel patrimonio attivo del defunto.
Sotto la comune denominazione di accettazione sono in realtà ricomprese varie ipotesi tra loro diverse che meritano una diversa trattazione:
25 Luglio 2013 · Paolo Rastelli
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Accettata l’eredità con beneficio di inventario con dichiarazione innanzi al cancelliere del tribunale, in base al combinato disposto dei co 3,4, 5 dell’art 484 è inammissibile una volta completato l’inventario rinunciare all’eredità ed una eventuale rinuncia sarebbe impugnabile in base al principio che chi è diventato erede lo è per sempre?
Non ho ben compreso il problema, e nel caso, sarà così gentile da riformulare la domanda. L’inventario è un adempimento necessario per accertare la consistenza iniziale (al momento del decesso) dell’eredità attiva: ma potrebbero venir fuori, nei termini decennali di prescrizione, altri creditori che, al momento della redazione dell’inventario l’accettante con beneficio non conosce. Per questo, si hanno a disposizione, per l’accettazione vera e propria, dieci anni. Nel frattempo, se i creditori citano l’accettante con beneficio di inventario per i debiti del de cuius, egli potrà risponderne, se vuole, entro i limiti attivi dell’inventario. Altrimenti rinuncia. Solo al compimento del termine decennale (è consigliabile operare in tal modo) l’accettante deve sciogliere la riserva e da quel momento risponderà dei debiti del defunto, emersi nel termine di prescrizione decennale, senza alcun limite.
Alla morte di mio padre (2012) ho accettato per legittima la mia quota ereditaria così come mio fratello e mia madre. Io ho una mia famiglia e vivo con essa da prima del decesso di mio padre.
Contrariamente, mio fratello invece è sempre vissuto con i genitori ed è dal 2008 che non lavora più.
Nel 2016, ho scoperto per caso che stavano arrivando cartelle di Equitalia, a nome di mio padre, per contravvenzioni stradali, bolli auto non pagati, canoni tv, etc. più debiti verso privati di bollette gas, acqua luce, telefono, assicurazioni, etc. etc. tutte post morte.
Questo, derivante dal fatto che mio fratello dal momento che mio padre è mancato non ha pagato assolutamente nulla, seppur godeva in toto della pensione di mia mamma, e di una discreta somma dai miei genitori accantonata durante la loro vita lavorativa e che è stata letteralmente dilapidata da lui.
Certo del fatto che lui fosse onesto, perché mio fratello, e che post successione avesse provveduto a volturare tutto a suo nome, tra cui anche l’auto che mi aveva assicurato aver fatto, aggiustandosi tramite agenzia amica e che non era necessaria la mia presenza per il passaggio, ma non è stato così.
Sottolineo che nella cifra accantonata dai genitori vi era anche la mia quota ereditaria che non ritirai il momento in cui ne avrei avuto diritto per lasciarla a disposizione di eventuale assistenza futura a mia madre, ma lui l’ha sperperata.
Ad oggi sono intervenuto con le risorse finanziarie della famiglia (lavoriamo io e mia moglie) pagando debiti intestati a mio padre conosciuti per oltre 20.000 euro, speriamo non ne arrivino più.
Ora, mia madre si è ammalata ed è una malata terminale con ancora poche settimane di vita. Io è da inizio 2017 che dò assistenza totale sia fisica che economica. Adesso, lei è ricoverata presso una casa di riposo di cui pago parte della retta con la pensione ed il resto di nostra tasca.
Mio fratello, appena lei è andata in ospedale per la malattia, seppur Lei disabile al 100% riconosciuta, ha abbandonato il domicilio fiscale ed è andato a vivere presso amici fregandosene totalmente del problema e lasciando tutto a mio carico compresa la gestione e manutenzione dell’abitazione dove entrambi vivevano.
Ora, presto ci sarà il funerale e alla domanda di come affrontare il problema, lui mi ha risposto che non gli interessa, e che se voglio ci devo pensare io, e di conseguenza così sarà il relativo atto di successione. Lui non intenderà pagare.
Dalla settimana scorsa oltretutto, stanno anche arrivando cartelle Equitalia intestate a mia mamma per irpef non versata. Cosa che avrebbe sempre dovuto gestire lui avendo avuto incarico della gestione della pensione di mia mamma per il suo nucleo famigliare.
In ultimo, nella cassetta della posta giacciono decine di avvisi di atti giudiziari intestati a mio fratello che neanche va a ritirare e che vanno a sommarsi a molti altri che ho trovato nei cassetti di casa. So di certo che ci sono anche avvisi di Equitalia ma non solo, come finanziarie che sollecitano i pagamenti per qualche decine di migliaia di euro datati 2007/2008.
Trovato anche sparsi moduli di richiesta di finanziamenti compilati con vari tentativi di falsificazione della firma di mia mamma. Speriamo nessuno abbia accettato un modulo senza la presenza della persona firmataria.
Legalmente non so come agire. Intendendo comunque rientrare in possesso almeno delle cifre spese, quelle future (funerale +successione), della quota di denaro mio da lui sperperato e salvaguardare gli immobili oggetto dell’eredità passata (padre) e futura (madre).
Salvaguardare i beni costituiti con mia moglie da eventuali coinvolgimenti per l’aver accettato l’eredità ed in ultimo cosa fare per gestire mio fratello, visto che sono l’unico parente che ha.
Mi sembra di capire che lei non abbia alcuna intenzione di rinunciare esplicitamente ai cespiti immobiliari lasciati da sua madre: dovrà però prudentemente accettare l’eredità con beneficio di inventario, se non vuole coinvolgere in questa storia i beni familiari (di moglie e figli).
Per i debiti lasciati da suo padre e da sua madre dovrà risponderne nella misura del 50% (quelli riconducibili a sua madre andranno rimborsati non appena avrà sciolto la riserva sull’eredità beneficiata) avendo sempre cura, tuttavia, di indicare al creditore dei suoi genitori l’altro obbligato per quota ereditaria (cioè suo fratello): altrimenti rischia di essere chiamato a ripianare integralmente le pretese (tributarie e non).
Le spese funebri dovrà accollarsele lei (a meno di non lasciare su madre in balia dei necrofori comunali) e poi, nel caso, agire giudizialmente nei confronti del fratello per la restituzione della metà dei costi sostenuti: non c’è altra strada. Le spese di successione potrà anche evitarle, per il momento, se non è in possesso di alcun bene appartenente a sua madre, potendo accettare con beneficio di inventario nel termine decennale decorrente dal decesso (a meno che un creditore non la costringa ad optare prima dei dieci anni).
Per non compromettere l’eventuale accettazione dell’eredità quando si sarà reso conto della consistenza dei debiti lasciati da sua madre, avrà anche l’onere di vigilare sulle richieste di rimborso per i presunti prestiti ad ella erogati, ma in realtà ottenuti con firma apocrifa: non sarebbe la prima volta che impiegati conniventi eroghino finanziamenti in assenza di firma apposta personalmente dal richiedente. Ove si verificasse una tale evenienza non le resterebbe altra scelta, volendo tutelare il patrimonio accettato con beneficio di inventario, di denunciare suo fratello all’autorità giudiziaria al fine di poter efficacemente disconoscere il debito.
Per quanto attiene, infine, i soldi sperperati da suo fratello temo ci sia poco da fare: il denaro è un bene fungibile e sarebbe difficile dimostrare che le risorse non siano state impiegate per spese personali o di assistenza effettuata da sua madre nel suo precipuo interesse.