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Separazione e divorzio » se il coniuge obbligato muore e la casa passa di proprietà, si estingue il diritto di abitazione derivante del provvedimento giudiziale di assegnazione della casa coniugale?

17 Gennaio 2018 - Marzia Ciunfrini


L'assegnazione della casa coniugale, intervenuta con il provvedimento giudiziale di separazione o divorzio, e di cui il coniuge obbligato è proprietario, comproprietario, anche in comunione con altri è, secondo le norme vigenti, espressamente condizionata soltanto all'interesse dei figli. La Corte di cassazione, già con la sentenza 23591/2010, ha infatti ribadito che la scelta cui il giudice è chiamato non può prescindere dall'affidamento dei figli minori o dalla convivenza con i figli maggiorenni non ancora autosufficienti che funge da presupposto inderogabile dell'assegnazione. L'assegnazione della casa familiare è, in definitiva uno strumento di protezione della prole e non può conseguire altre e diverse finalità. Di conseguenza, intervenuto il provvedimento giudiziale di assegnazione della casa familiare al coniuge affidatario in esclusiva della prole, il terzo successivo acquirente è tenuto, negli stessi limiti di durata nei quali è a lui opponibile il provvedimento stesso (novennale se non trascritto, se trascritto, oltre i nove anni, [ ... leggi tutto » ]


Viviamo in un paese assai strano: se ti porti a casa 600 mila euro, con insider trading, tutto fila liscio. ma se paghi il funerale di tuo nonno con un assegno di quattromila euro, privo della clausola non trasferibile, allora si scatena il finimondo! (video)

12 Gennaio 2018 - Patrizio Oliva


Premessa Per rendere chiaro il contesto normativo della paradossale vicenda che verrà nel prosieguo esposta, ricordiamo che l'articolo 49, comma 5, del decreto legislativo 231/2007, vieta il trasferimento di una somma di denaro pari o superiore a mille euro, a mezzo di assegno bancario privo della clausola di non trasferibilità. Tale infrazione è punibile, ai sensi dell'articolo 63, comma 1, del citato decreto legislativo, con l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 3.000 euro a 50.000 euro. Ai sensi dell'articolo 65, comma 9 del decreto legislativo 231/2007 la parte potrà definire il procedimento amministrativo esistente nei suoi confronti con il versamento di € 6.000 più € 5 per versamento. Il decreto legislativo 231/2007, inoltre, prevede (all'articolo 60 comma 2) la possibilità di definire alcuni procedimenti amministrativi sanzionatori per violazioni della normativa in materia di antiriciclaggio utilizzando l'oblazione, cioè effettuando un pagamento in misura ridotta, pari al doppio del minimo della [ ... leggi tutto » ]


Notifica degli atti giudiziari a mezzo posta – il servizio può essere affidato ad operatori diversi da poste italiane

11 Gennaio 2018 - Tullio Solinas


Premessa Per evitare confusione, si richiama l'attenzione del lettore alla circostanza che l'articolo tratta la notifica degli atti quando effettuata dall'Ufficiale Giudiziario servendosi dei servizi postali (notifica indiretta a mezzo posta) e non della notifica di avvisi di accertamento fiscali, cartelle esattoriali e verbali di sanzioni amministrative effettuate direttamente dalla Pubblica Amministrazione tramite i servizi postali (notifica diretta a mezzo posta). La differenza è sostanziale: ad esempio, con la notifica diretta a mezzo posta non è previsto l'invio, con raccomandata AR al destinatario, dell'avviso di inizio giacenza dell'atto presso l'ufficio postale qualora il destinatario risultasse temporaneamente irreperibile. Con la notifica diretta a mezzo posta, in caso di temporanea irreperibilità del destinatario, l'operazione si conclude con un semplice avviso di inizio giacenza (spesso lasciato in cassetta postale) senza obbligo di successivo invio della raccomandata informativa. La legge 205/2017 (legge di Bilancio 2018) ha stabilito che, a partire dal mese di gennaio [ ... leggi tutto » ]


La carta famiglia – di cosa si tratta, a quali benefici consente l’accesso, i requisiti per ottenerla

11 Gennaio 2018 - Annapaola Ferri


Destinatari della Carta Famiglia sono i componenti dei nuclei familiari regolarmente residenti nel territorio italiano, con almeno tre componenti minorenni, con ISEE non superiore ad euro 30 mila. La richiesta della Carta Famiglia può presentata da uno dei genitori dei componenti minorenni appartenenti al nucleo familiare, che diventa titolare della stessa e responsabile del suo utilizzo. Il soggetto richiedente e i beneficiari della Carta Famiglia devono essere residenti nel territorio italiano al momento della richiesta. La Carta Famiglia viene emessa con validità biennale dal Comune dove il nucleo familiare ha la propria residenza anagrafica, su richiesta degli interessati e previa presentazione della Dichiarazione Sostitutiva Unica ai fini ISEE in corso di validità. La Carta Famiglia consente l'accesso a sconti sull'acquisto di beni o servizi, ovvero a riduzioni tariffarie concessi dai soggetti pubblici o privati che intendano contribuire all'iniziativa. I benefici attivabili consistono in sconti applicati sull'acquisto di determinati beni e [ ... leggi tutto » ]


Conto corrente cointestato a firma disgiunta – qualora il saldo attivo risulti discendere dal versamento di somme di pertinenza di uno solo dei correntisti si deve escludere che l’altro cointestatario possa pretenderne una quota

8 Gennaio 2018 - Simonetta Folliero


Nel conto corrente bancario intestato a più persone, i rapporti interni tra correntisti, anche aventi facoltà di compiere operazioni disgiuntamente, sono regolati dal secondo comma dell'articolo 1298 del codice civile, in base al quale debito e credito solidale si dividono in quote uguali solo se non risulti diversamente. Ne consegue che, qualora il saldo attivo risulti discendere dal versamento di somme di pertinenza di uno solo dei correntisti, si deve escludere che l'altro possa, nel rapporto interno, avanzare diritti sul saldo medesimo. Peraltro, pur ove si dica insuperata la presunzione di parità delle parti, ciascun cointestatario, anche se avente facoltà di compiere operazioni disgiuntamente, nei rapporti interni non può disporre in proprio favore, senza il consenso espresso o tacito dell'altro, della somma depositata in misura eccedente la quota parte di sua spettanza, e ciò in relazione sia al saldo finale del conto, sia all'intero svolgimento del rapporto. Insomma, la mera [ ... leggi tutto » ]