Tullio Solinas

I creditori si dividono, per un debitore comune, grosso modo in esattoriali (Equitalia o altri concessionari della riscossione), ordinari (privati, banche e finanziarie), alimentari (ex coniuge dopo separazione o divorzio e parenti stretti che versano in condizioni di indigenza).

Tutti i creditori esattoriali possono pignorare al massimo un quinto dello stipendio. Tutti i creditori ordinari possono pignorare al massimo un quinto dello stipendio. Tutti i creditori alimentari possono pignorare al massimo un terzo dello stipendio.

Per ciascuna tipologia di crediti, il primo creditore procedente comincia a beneficiare del rimborso derivante dal pignoramento, gli altri si mettono in paziente attesa, pregando che il debitore lavori e viva a lungo.

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Il suo commercialista non commette errori tecnici.

Altri commercialisti consigliano di attivare cessioni del quinto e/o prestiti delega prima del pignoramento in base alla circostanza che, per legge, le quote pignorate e quelle cedute o delegate non possono mai eccedere la metà dello stipendio netto.

Addirittura, sempre per quanto espresso sopra, qualche commercialista si spinge a consigliare, ai debitori coniugati, la separazione legale, atteso che anche l’assegno alimentare riduce, considerevolmente (un terzo) la capienza per la quota pignorabile dello stipendio.

Ancora, ho sentito di alcuni commercialisti che consigliano ai debitori coniugati, in procinto di vedersi pignorare casa, la separazione legale con assegnazione dell’appartamento all’altro coniuge non debitore. Quest’ultimo acquisisce un diritto di abitazione che, sebbene vada ad abbattere il valore conseguibile da una vendita all’asta (e quindi mantenga praticamente inalterato il debito) assicura almeno un riparo da pioggia, vento e freddo ai familiari (ex moglie ed eventuali figli).

Insomma, di commercialisti consiglieri ce ne sono tanti in giro.

Per il resto, non posso prevedere la portata di eventuali reazioni emotive di un creditore che si ritenga, a torto o a ragione, preso in giro. Il pignoramento, di solito, si attua non per punire il debitore, ma per recuperare il credito.

Ciò non toglie che in qualche occasione ho assistito a pignoramenti presso la residenza del debitore effettuati per pura rivalsa, nonostante le spese (di custodia dei beni e di procedura) che, in prima battuta, devono essere anticipate dal creditore (spesso gli restano accollate per sempre) e senza alcuna chance di poter recuperare un solo euro dalla vendita di quei beni.


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