Gennaro Andele

Dalla Cassazione arriva un duro colpo alla generazione Neet (Not in education, employment or training, cioè i giovani che non studiano né lavorano): una volta che il percorso formativo è terminato, spetta al figlio maggiorenne provare di essersi adoperato in modo fattivo per rendersi indipendente dal punto di vista economico, anche ridimensionando le sue aspirazioni.

Dunque, niente più assegno da papà, ma al massimo il reddito di cittadinanza, per il figlio maggiorenne che non è riuscito ancora a trovare un lavoro in grado di renderlo indipendente.

E ciò perché più passano gli anni e più si affievolisce il diritto all’assegno a carico del genitore, in favore del figlio maggiorenne.

Il padre (o la madre) si libera dall’obbligazione facendo valere, in rapporto all’età del richiedente, il fatto che il figlio abbia conseguito un titolo professionale ma non l’abbia attivato – del tutto o a sufficienza – per trovare un’occupazione adeguata.

Per il resto ci sono gli «strumenti di sostegno al reddito» a carico dello stato sociale.

È quanto emerge dall’ordinanza 38366/21, pubblicata il 3 dicembre 2021 dalla prima sezione civile della Cassazione.

Tempi duri per i Tanguy all’italiana, ormai indicati con una celebre definizione dell’allora ministro delle Finanze Tommaso Padoa-Schioppa.


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