Ludmilla Karadzic

L’unica strada percorribile mi sembra essere quella di vendere la casa ed attendere (con le dita incrociate) il decorso quinquennale della prescrizione del diritto del creditore (quello che ha erogato il mutuo relativo al locale commerciale ipotecato – che non viene rimborsato da diversi anni) di procedere con azione revocatoria dell’atto di vendita dell’immobile ad uso abitativo.

Peraltro, questo creditore sembra essere abbastanza distratto, se da anni non vengono pagate le rate del mutuo garantito da ipoteca iscritta sul locale commerciale e non risultano contestualmente avviate azioni giudiziali di recupero del debito residuo.

Per evitare l’eventuale azione revocatoria promossa dal creditore (o almeno, per renderla più complicata), la casa deve essere venduta ad un terzo estraneo (non parente o affine) che l’acquista per adibirla ad abitazione principale (non per speculare in una successiva compravendita); il passaggio di denaro deve essere trasparente; il costo dell’immobile deve risultare essere quello di mercato.

Insomma, tutto l’ambaradan deve essere costruito nell’ipotesi che la società di cartolarizzazione non sia molto attenta alla gestione degli NPL (Non Performing Loans o, se vogliamo, crediti deteriorati).

Parimenti, per evitare che il creditore possa pignorare il saldo di conto corrente del debitore, eventuali sopravvenienze e giacenze attive devono essere affidate a terzi fiduciari con prelievi periodici in contanti, effettuati nel tempo, dal conto corrente del debitore. Si sconsiglia di utilizzare i soldi depositati in conto corrente per acquistare, anche con una donazione indiretta, casa al proprio figlio.


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