Carla Benvenuto

A quanto ci sembra di capire, nonostante il fiume di parole con il quale ci racconta la sua sfortunata esistenza, l’immobile acquistato intorno al 1995 fu espropriato e venduto all’asta e il fortunato acquirente avrà fatto un affarone assicurandosi l’immobile per poche lire. Il ricavato dalla vendita coattiva, in sostanza, non riuscì a coprire il debito residuo esistente con la banca mutuante, per cui si formò un credito a favore di quest’ultima che, a causa degli interessi moratori applicati nel corso di circa un quarto di secolo, è salito a quasi 40 mila euro.

Nulla di più normale. Quello che può fare, si tratta certamente un suo diritto, è contattare il creditore che l’ha contattata ed esigere un estratto conto della posizione debitoria, il documento cioè da cui si possa capire come, dal debito iniziale (valore del capitale ancora da restituire alla banca – ricavato dalla vendita all’asta) e con l’applicazione di quali interessi per ciascun anno, si sia arrivati alla cifra richiesta. Giusto per eccepire, qualora fosse emesso dal giudice un decreto ingiuntivo a suo carico, eventuali interessi usurari applicati. Potrebbe anche chiedere copia delle comunicazioni a lei notificate presso l’indirizzo italiano (se non è stato iscritto all’AIRE) interruttive del termine decennale di prescrizione.

Per il resto, se non possiede altro, oltre l’utilitaria che ha acquistato, nulla potranno prenderle. Sappia solo che in caso di reddito da lavoro dipendente regolare, il creditore potrà pretendere dal datore di lavoro il 20% della paga al netto degli oneri fiscali e contributivi.

Speriamo, anche, che la sfortuna si dimentichi di lei.


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