Paolo Rastelli

Si parla sempre più spesso dell’occhio vigile del fisco e dei controlli fiscali e delle modalità con cui opera l’Agenzia delle Entrate sul fronte verifiche e controlli.

Di recente, ha fatto scalpore l’annuncio del Ministro dell’Azione pubblica e dei Conti Pubblici francesi che annuncia l’utilizzo dei social network come strumento di controllo per verifiche fiscali.

La modalità non è completamente estranea al nostro Paese.

Infatti la circolare n. 16/E del 28 aprile 2016 dell’Agenzia delle Entrate nell’elencare gli indirizzi operativi per la prevenzione e il contrasto all’evasione fiscale fa riferimento a “fonti aperte”.

Più dettagliatamente sono acquisibili notizie non solo dalle banche dati perché “si aggiungono quelle che pervengono da altre fonti, ivi incluse fonti aperte”.

Nella dicitura “fonti aperte” sono da considerare anche i profili dei social network.

Tanto che la circolare della Guardia di Finanza n. 1/2018, pubblicata il 4 dicembre 2017, fa espressamente riferimento alla possibilità di cercare “elementi utili non risultanti dalle banche dati“con “particolare attenzione alla consultazione delle fonti aperte (articoli stampa, siti internet, sociale network) al fine di acquisire ogni utile elemento di conoscenza sul contribuente da sottoporre a controllo e sull’attività da questi esercitata”.

Alla luce di quanto esposto già talvolta i soggetti preposti al controllo, tra cui l’Agenzia delle Entrate, valutano in chiave fiscale quanto esposto tramite i social network.

Alla ricerca di una certa coerenza tra la propria situazione reddituale e patrimoniale e il tenore di vita.

E dunque – è notorio – che già oggi i canali social sono, in Italia, consultati per le verifiche dell’amministrazione finanziaria e della Guardia di Finanza al fine di scovare fenomeni di evasione fiscale.

C’è tuttavia una grande differenza tra quanto potrà accadere in Francia e quanto avviene in Italia.

La Francia adotterà sistemi come algoritmi e big data proprio per combattere le frodi.

Mentre in Italia la consultazione avviene caso per caso.

Con frequenza i social sono consultati in presenza di divorzi.

Ciò, per esempio, avviene in caso di rifiuto a mantenere fede al pagamento del mantenimento.

E sono diversi i casi in cui proprio le foto pubblicate su Facebook hanno messo in evidenza grandi incongruenze tra le somme dichiarate al fisco e lo stile di vita esibito che hanno avuto come conseguenza la condanna da parte dei giudici a riconoscere all’ex coniuge quanto prestabilito.


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