Rientro conto corrente e decesso del garante

Rientro conto corrente richiesto da banca

La banca presso cui avevo aperto un c/c intestato per un attività commerciale appena chiusa per difficoltà economiche insormontabili mi chiede il rientro.

Attualmente sono disoccupato non ho un reddito. La cosa che più mi affligge è il fatto che su questo c/c c'era una firma a garanzia di mio padre deceduto mesi orsono.

Ho rinunciato alla mia posizione di erede, ma ho paura che tutto si possa ripercuotere su mia madre e le mie sorelle.

Mia madre vive con una pensione che con la reversibilità ammonta a poco più di 1200€ ed è proprietaria dell'immobile dove vive.

Il mio debito ammonta a circa diecimila euro.

Nei prossimi giorni mi rivolgerò ad un avvocato, ma in questo momento sono nel panico.
A che cosa vado incontro?

Intanto la ringrazio per la precedente risposta. Quali sono i tempi legali per agire onde evitare l'ipoteca o il pignoramento del quinto? Consideri che ho dieci giorni per saldare il debito è questa è la prima raccomandata che ho ricevuto dalla banca.

Una eventuale ipoteca si estingue una volta saldato il debito?

E grosso modo partendo da una posizione debitoria di 10000 € quanto la banca arriverà a gonfiare quest'importo?

Un ultima cosa ho letto in un post sul forum, del comodato d'uso abitativo di un locale regolarmente registrato ma ciò vale anche nel caso che sia la propria madre a dare in comodato una stanza al proprio figlio?

Rientro conto corrente e intestatario

Se il conto in rosso è intestato a lei, e lei non salda lo scoperto, la banca potrà rivolgersi a sua madre e sua sorella, qualora non abbiano rinunciato all'eredità del garante.

Il coniuge superstite non perde il diritto alla pensione di reversibilità con l'eventuale rinuncia all'eredità del coniuge deceduto.

Se non sono ancora trascorsi tre mesi dalla dipartita e se sua madre non ha compiuto atti che presuppongano l'accettazione tacita dell’eredità, ella è ancora in tempo per effettuare dichiarazione di rinuncia.

Visto l'importo, sua madre, in qualità di erede del garante, rischia il pignoramento di un quinto della pensione e/o l'iscrizione di ipoteca sull'immobile di proprietà.

Per adesso la banca cercherà di risolvere la questione in via stragiudiziale. La durata di questa fase dipenderà anche dalla sua abilità nel trasmettere certezza sulla volontà di rientrare a breve. Il riferimento a nonne straricche moribonde e tangenti pagate per ottenere un posto in Banca d'Italia può aiutare, senza tuttavia esagerare.

L'eventuale fase giudiziale si instaurerà appena i credit manager della banca avranno compreso che, in realtà, con lei non si cava il classico "ragno dal buco". Verranno effettuate indagini patrimoniali su di lei e su quanti presenti nello stato di famiglia al decesso. E verificato se i componenti della famiglia anagrafica del de cuius abbiano o meno rinunciato all'eredità. Allora a sua madre verrà notificata, presumibilmente, una ingiunzione di pagamento perentoria, che, una volta non ottemperata, provocherà la richiesta di decreto ingiuntivo.

Come vede i tempi non sono quantificabili. Per ottenere un decreto ingiuntivo occorrono in media 40 giorni. Altrettanti ne servono per l'eventuale opposizione del debitore. Poi c'è il precetto e, se non si paga, scatta il pignoramento o l'iscrizione di ipoteca.

Un genitore può sottoscrivere un contratto di comodato con un figlio maggiorenne che viene ospitato in casa. Più problematica è la stipula fra coniugi non legalmente separati. Nel caso specifico, un contratto del genere sarebbe inutile: lei e sua madre siete entrambi debitori.

Per gli interessi di mora e le spese legali inutile parlarne. Le banche si comportano come meglio credono nella presunzione, confortata dalla statistica, che il debitore quasi mai si oppone al decreto ingiuntivo, contestando, come dovrebbe non già l'entità del debito nominale, ma il tasso degli interessi di mora applicati e gli esorbitanti, per quanto ingiustificabili, onorari degli avvocati.

Il debitore spera nel controllo del giudice. Io ho qualche dubbio che il giudice legga effettivamente il ricorso e controlli analiticamente le voci che formano l'importo preteso dal creditore. E bisogna capirli, i giudici. Ci sono, di questi tempi, troppi creditori e troppi debitori.

14 Settembre 2012 · Andrea Ricciardi




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