Famiglia fortemente sovraindebitata – Come risolvere?












Mio marito ha acceso un prestito con la Banca alcuni anni fa ma nel tempo ha dovuto aumentarlo per far fronte a spese impreviste: non riuscendo più a pagare, la Banca lo ha costretto ad accendere un prestito con l’Agos per coprire le rate e gli interessi non pagati oltre al debito residuo con un tasso a mio parere molto alto (taeg 18%). Premetto che io ero all’oscuro di tutto.

Mio marito percepiva uno stipendio di 1500€ netti, io non lavoro e abbiamo una figlia di 8 anni, la rata da pagare è di 460€. Mio marito ha anche delle cartelle da pagare con Equitalia relative a bolli auto per un totale di 1200 euro. Viviamo nella casa dei miei genitori ma paghiamo tutte le utenze e le varie tasse. Il conto corrente di mio marito è in rosso. Io non possiedo nulla e mio marito lo stesso, a parte l’automobile che ha ormai 9 anni.

Per far fronte al problema nel maggio dello scorso anno mio marito ha richiesto l’anticipo del TFR ma gli è stato negato, quindi il consulente del datore di lavoro gli ha proposto di farsi licenziare per avere il pagamento del TFR e successivamente sarebbe stato riassunto. Mio marito, con l’acqua alla gola, ha accettato ma il TFR ha coperto solo parzialmente le rate insolute e la situazione è peggiorata in quanto lo stipendio mensile si è abbassato a 1300€ perchè ha perso gli scatti di anzianità.

La situazione attuale è questa: mio marito ed io entrambi nullatenenti, stipendio di 1300€ mensili (pagamenti sempre in ritardo in quanto la ditta per cui lavora mio marito è in crisi), rata del prestito di 460€ ma che con gli interessi per mancato pagamento, abbiamo una figlia di 8 anni, cartelle Equitalia per un totale di circa 1200 euro.

Dateci un consiglio per favore, abbiamo contattato un avvocato che però ci ha chiesto 400 euro per prendere in carico la nostra situazione, ma noi non abbiamo il denaro e soprattutto non sappiamo se poi riusciremo a ricavarne qualcosa sicuramente.

Andrebbe valutata l’ipotesi di interrompere tout court, il rimborso del prestito: se tutto andasse male – qualora, cioè, la finanziaria non cedesse il credito, con la possibilità conseguente di raggiungere un accordo a saldo stralcio con la cessionaria (una società di recupero crediti) – a suo marito verrebbe pignorato il 20% dello stipendio netto, vale a dire 260 euro/mese. Un bel risparmio rispetto alla rata attuale, anche se gli anni di rimborso aumenteranno in ragione degli interessi di mora e delle spese legali che andranno a gravare sull’importo attuale del credito residuo. Ma, se il creditore non concede la ristrutturazione del debito ormai incompatibile con i redditi percepiti dal debitore e con le sue primarie esigenze familiari, c’è pochissimo altro da fare. In più, non avrete più i patemi d’animo per i ritardi di accredito dello stipendio: si tratterà di una questione riservata a creditore e datore di lavoro.

Per quanto riguarda il debito esattoriale di mille e duecento euro (quello per il quale agisce Agenzia delle Entrate Riscossione, ex Equitalia), assai esiguo, si può rimediare con una semplice istanza di rateazione.

In alternativa (ad esempio se suo marito si vergognasse a subire un pignoramento dello stipendio presso il datore di lavoro) si può tentare di percorrere la strada della legge 3/2012 (composizione delle crisi da sovraindebitamento) con la presentazione di un piano del consumatore (in pratica una ristrutturazione del debito imposta dal giudice, con rimodulazione della rata mensile in linea con le reali capacità di rimborso del debitore), ma i tempi si allungheranno e comunque sarà necessario farvi assistere (e pagare) un organismo di composizione.

Questo link consente di accedere al registro gestito dal Ministero della Giustizia dove è possibile reperire l’elenco degli organismi abilitati alla composizione della crisi da sovraindebitamento, nonché tutti i dati di contatto, per ottenere adeguata assistenza nella presentazione di un piano del consumatore presso il Tribunale territorialmente competente.

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27 Marzo 2018 · Patrizio Oliva