DOMANDA
La banca con cui lavoro da circa 15 anni nel 2016 a seguito di un periodo di mie difficoltà lavorative dovute a gravi problemi familiari ha fatto segnalazione a sofferenza di un mutuo chirografario, acceso dalla stessa per azzerare il mio fido bancario, di cui non sono riuscita a far fronte al pagamento di parecchie rate.
RISPOSTA
Come ribadito con la sentenza nella sentenza 1725/15, i giudici della Corte di cassazione sono concordi nel ritenere che l'appostazione a sofferenza implica una valutazione da parte dell'istituto segnalante della complessiva situazione finanziaria del debitore e non richiede, una previsione di perdita del credito: dunque ben può sussistere anche qualora il patrimonio del debitore consenta ancora, allo stato e nel contesto della sua negatività, margini di rientro: ciò che conta è la chiara e documentabile emergenza che, al momento della segnalazione, il rientro non appaia sicuro o, quantomeno, altamente probabile e che pertanto si configuri un serio pericolo di insolvenza.
23 Giugno 2020 - Ludmilla Karadzic
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