Richiesta parcella legale risalente a vent’anni fa









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Ho ricevuto una raccomandata da un avvocato al quale mi rivolsi nel 1996/97 per un contenzioso con la mia Università (problemi di iscrizione e di borsa di studio, poi risolti).

Ovviamente saldai subito la parcella anche perché abbastanza esigua visto il lavoro che richiese.

Il testo della raccomandata che ho ricevuto oggi, riporta invece quanto di seguito:

“Dalla verifica dei fascicoli, salvo disguidi, risulta ancora aperta una posizione relativa ad un contenzioso concernente l’immatricolazione all’Università di XXX per il corso di laurea in XXXX per l’AA 96/97.

Essendo trascorso molto tempo, le propongo per la definizione delle pendenze, al netto degli acconti eventualmente versati ed in deroga alle tariffe, un pagamento pro-quota stralcio e saldo e con rinuncia alla solidarietà passiva, entro il 10 luglio p.v dell’importo di 2.500€ oltre 672€ per IVA e CAP; in difetto dovrò, mio malgrado, fare una notula in base alle tariffe dell’epoca con riserva della solidarietà passiva. L’importo può essere versato sul seguente conto bancario a me intestato [segue codice iban]”

Alla fine aggiunge un post scriptum dove dice “per tutte le informazioni rivolgersi DIRETTAMENTE a ME…la segretaria non disponendo dei fascicoli non è in grado di fornire alcuna documentazione”

A questo punto, a parte il fatto che io ho già pagato vent’anni fa (purtroppo non trovo una fattura che nel frattempo si sarà persa), è lecita una condotta del genere? A me sinceramente non pare proprio.

Capita, purtroppo spesso, di avere a che fare con avvocati, notai, ingegneri, geometri, dentisti e compagnia bella, i quali, di punto in bianco, dopo anni dalla data in cui ci hanno reso una prestazione professionale, anche se scadente, peraltro gia’ saldata profumatamente e che faceva ormai parte solo dei nostri sbiaditi ricordi, ci inviano a casa una parcella salata; intimandoci di pagarla entro tot giorni, pena l’avvio di azioni esecutive con il solito aggravio di spese ed interessi. Non che si tratti di soggetti disonesti o in mala fede, per carita’: sono solo persone affette da improvvisa e precoce amnesia.

Ed allora, quando il professionista ci notifica una parcella esosa a integrazione di quanto gia’ in precedenza versato a saldo per la prestazione resa più di tre anni prima (prescrizione presuntiva) si tratta semplicemente di un tentativo di estorsione.

E’ sufficiente non dare alcun seguito alla comunicazione. Ma, se proprio non riusciamo a tollerare l’odiosa e tardiva pretesa, limitiamoci a replicare che nulla e’ dovuto, essendo stati gli onorari integralmente corrisposti in contanti, come richiesto, al tempo in cui fu resa la prestazione.

STOPPISH

2 Giugno 2016 · Annapaola Ferri

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