DOMANDA
Ho prestato 1500 euro ad un’amica ad ottobre del 2019 tramite bonifico bancario in cui ho inserito la dicitura prestito come causale: questa ragazza è sudamericana, penso non possieda nulla e ha un lavoro a tempo indeterminato presso un’azienda ospedaliera. Vive in un alloggio della stessa azienda che gli trattiene una piccola somma dallo stipendio.
Per poter capire se vale la pena avviare una causa ordinaria, vorrei sapere approssimativamente a quanto ammonterebbero le spese e se comunque ci sarebbe un rischio di non riavere i soldi prestati.
Grazie
RISPOSTA
Il compenso professionale per un’azione esecutiva di pignoramento presso il datore di lavoro della debitrice inadempiente si aggira intorno ai 360 euro (da tabella ex Decreto Ministero Giustizia 140/2012) suscettibile di una variazione di 180 euro (50%) in aumento o diminuzione a seconda delle parcelle applicate dallo specifico professionista a cui ci si affida nonché del livello di complessità da quest’ultimo attribuito alla procedura giudiziale da portare avanti.
Se la signora sudamericana ha un impiego da lavoratrice dipendente con contratto a tempo indeterminato il prestito potrà essere rimborsato in uno periodo temporale di dodici mesi.
Tuttavia, sarà necessario dotarsi di un decreto ingiuntivo emesso dal giudice nei confronti della signora sudamericana: peraltro, con la sentenza della Corte di cassazione 9232/2000, è stato stabilito che ai fini della prova richiesta dalla legge per l’emissione del decreto ingiuntivo è sufficiente qualsiasi documento di sicura autenticità, anche non proveniente dal debitore, da cui risulti con certezza l’esistenza del diritto di credito fatto valere in giudizio (nella fattispecie l’importo accreditato via bonifico sul conto corrente intestato alla debitrice).
Proporre ricorso per decreto ingiuntivo le costerà presumibilmente altri 360 euro, sempre suscettibili di una variazione in aumento o diminuzione del 50% a seconda dei corrispettivi applicati dall’avvocato a cui deciderà di rivolgersi.
27 Dicembre 2020