La banca mi ha trattenuto tutta la pensione per saldare debito originato da utilizzo della carta di credito

Per reagire si può citare in giudizio l'Istituto di credito, presentare ricorso all'ABF oppure far buon viso a cattivo gioco












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Ho l’accredito di pensione su una banca e carta di credito a saldo: a novembre ho avvisato direttore che non sarei riuscito a saldare per sopravvenute spese mediche e ho chiesto di rateizzare il saldo della carta per evitare che il primo dicembre tutta la pensione e la tredicesima sarebbero state trattenute dalla banca per saldare la carta. Il direttore mi rassicura e mi dà appuntamento per il primo dicembre e con mio sommo stupore non solo mi blocca tutta la pensione ma non mi fa prelevare nemmeno dalla carta di credito saldata con la tredicesima. Risultato mi lascia senza soldi per spesa e medicine, con l’aggravante di essere l’unico portatore di reddito della famiglia. Presento reclamo e dopo un mese la banca mi propone di prelevare 1500 e di fare un piano di rientro di tutto fido carta e prestito..piano capestro..mi rifiuto ..posso citarli per comportamenti illegittimi..mi avrebbero dovuto lasciare il minimo vitale?

Può rivolgersi ad un avvocato, se crede, per citare in giudizio la banca che elude la normativa vigente in termini di pignoramento della pensione del debitore o del conto corrente su cui la pensione viene accreditata: il comportamento corretto da parte della banca, infatti, sarebbe stato quello di chiudere unilateralmente il rapporto di conto corrente e procedere successivamente al pignoramento della pensione presso l’INPS o del conto corrente per recuperare lo scoperto.

Qualora intendesse risparmiare i soldi della parcella, che è sempre buona cosa, può presentare direttamente e personalmente (senza il supporto legale) ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF): la procedura è molto semplice, si può perfezionare anche online e richiede costi di segreteria minimi, successivamente rimborsati in caso di accoglimento del ricorso. Potrà farlo da subito, avendo già presentato reclamo alla banca e da questa ricevuto risposta.

Infine, in modalità super pragmatica, si potrebbe accogliere la proposta della banca, considerando che in caso di pignoramento del conto corrente, su cui viene accreditata la pensione, l’articolo 545 del codice di procedura civile prevede, comunque, per il pensionato debitore inadempiente, sottoposto ad azione esecutiva la possibilità di prelevare un importo pari a tre volte l’importo massimo dell’assegno sociale (circa 1.500 euro appunto): una volta firmato il piano di rientro, si chiude il rapporto, si apre una carta prepagata con IBAN (presso altro istituto di credito, ovviamente), si comunicano all’INPS le nuove coordinate per l’accredito della pensione, si cestina il piano di rientro sottoscritto, e si resta in attesa dell’eventuale pignoramento della pensione presso l’INPS – che comporterà una trattenuta del 20% limitatamente alla parte che eccede i mille euro (il minimo vitale) – o della carta prepagata con IBAN sulla quale viene accreditata la pensione INPS. Per non tacere il rovescio della medaglia, va aggiunto che il comportamento appena descritto avrà come conseguenza, per il debitore, anche un aggravio della posizione debitoria in termini di interessi e spese legali (che anticipate dal creditore procedente verranno poi addebitate, dal giudice adito, al debitore inadempiente).

Per reagire ha a disposizione un ventaglio di tre opzioni, per tutti i gusti e per tutte le tasche: può scegliere consapevolmente.

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22 Gennaio 2023 · Simone di Saintjust

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