Può essere considerata accettazione tacita da parte di un coerede aver usufruito di un veicolo del cuius dopo la sua morte e con questo veicolo aver avuto un incidente? Mi spiego meglio, mio fratello, figlio convivente del cuius, dopo la morte di nostro padre ha usato la vettura di proprietà di nostro padre, guidando senza patente poiché revocata da anni ed in stato di ebbrezza causando un sinistro stradale nel quale a seguito dell'intervento del corpo di polizia municipale il suddetto veicolo è stato posto sotto sequestro amministrativo. Le domande che mi pongo appunto sono: questo atto può essere considerato come accettazione tacita da parte di mio fratello? Come coeredi io e nostra madre possiamo essere chiamati a rispondere dei pagamenti accessori del suddetto veicolo? C'è la possibilità di non dover rispondere a questo atto? E obbligare mio fratello a prendersi l'onere delle spese relative a questa sua azione? ...
In tema di successioni per causa di morte, il pagamento del debito del defunto ad opera del chiamato all'eredità con danaro prelevato dall'asse ereditario, a differenza di un mero adempimento dallo stesso eseguito con denaro proprio, configura un'accettazione tacita, non potendosi estinguere un debito ereditario se non da colui che agisce quale erede. Per eccepire l'accettazione tacita dell'eredità, è quindi necessario che sia fornita la prova che il pagamento sia stato effettuato con danaro prelevato dall'asse ereditario, mentre nel caso in cui il chiamato adempia al debito ereditario con denaro proprio, quest’ultimo non può ritenersi per ciò stesso che abbia accettato l'eredità. Infatti, la norma che legittima qualsiasi terzo all'adempimento del debito altrui (art. 1180 del codice civile) esclude che si tratti di un atto che il chiamato non avrebbe il diritto di fare se non nella qualità di erede previsto dall'articolo 476 del medesimo codice per sancire l'accettazione tacita ...