Debiti esattoriali di un lavoratore autonomo comproprietario di casa con la madre e debiti ordinari (mutuo)

Debiti esattoriali di un lavoratore autonomo comproprietario di casa con la madre e debiti ordinari (mutuo)


DOMANDA

Ho una attività dove negli anni ho accumulato un debito di 28 mila euro: il 90% sono tutti contributi, come se non bastasse ho debiti sia con l’affitto del locale e qualcosa sparsa qui e la con dei fornitori, per un totale di circa 4 mila euro. Negli ultimi due mesi sono rimasto chiuso a causa del coronavirus, ovviamente sono arrivate anche le bollette della luce. Ho deciso di fare la domanda per la liquidità alle imprese ma siccome ho un fatturato basso, si spera riuscirò ad avere 4. 900 euro. Oltre questi se dovessero arrivare, non dispongo di ulteriore liquidità. il conto aziendale è in rosso. Vivo ancora con i miei per fortuna, ma nessuno dei due può aiutarmi: l’unica cosa che possiedo è un mutuo cointestato di casa con mia madre, ovviamente ancora da pagare, ma la situazione mi sta veramente prostrando psicologicamente. La domanda che vi pongo è se dopo avere avuto questo prestito, chiudessi l’attività, mi potrebbero aggredire? Perchè oltre tutti questi debiti, aggiungerei una rata che difficilmente riuscirei a pagare. Lo stato potrebbe aggredirmi se non pagassi questo prestito?


RISPOSTA

Il debito con lo Stato (riconducibile ad esempio ai contributi previdenziali dovuti all’INPS e non versati) possiamo indicarlo come esattoriale, così, per intenderci nel prosieguo: lei riferisce che l’unico bene posseduto è un mutuo, ma il mutuo è un debito, non una proprietà e noi dobbiamo presupporre che lei sia anche comproprietario, con sua madre, della casa. Se il debitore esattoriale, non ha altri immobili di proprietà e vive nella casa acquistata con il mutuo, non può essere espropriato (al massimo il creditore esattoriale potrebbe iscrivere ipoteca sul bene, nella fattispecie di secondo grado). Per riassumere, i debiti verso l’INPS non rappresentano un rischio per la casa, fino a quando lei vi manterrà la residenza. Diverso il discorso con la banca mutuataria che è una creditrice ordinaria e quindi, qualora le rate di rimborso non venissero pagate (chiusura o non chiusura dell’attività), la banca potrebbe pignorare ed espropriare l’immobile gravato da ipoteca primaria. Per avere un po’ di respiro, può chiedere la sospensione del pagamento delle rate. Possono presentare domanda di sospensione (fino a 18 mesi) delle rate del mutuo ipotecario impiegato nell’acquisto della prima casa i lavoratori autonomi e i liberi professionisti che abbiano subito una riduzione media giornaliera del proprio fatturato rispetto al periodo di riferimento, registrato in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020 ovvero nel minor lasso di tempo intercorrente tra la data della domanda e la predetta data, superiore al 33% del fatturato medio giornaliero dell’ultimo trimestre 2019, in conseguenza della chiusura o della restrizione della propria attività operata in attuazione delle disposizioni adottate dall’autorità competente per l’emergenza coronavirus. A seguire il modulo per la domanda. La domanda deve essere presentata alla banca presso la quale è in corso il pagamento delle rate del mutuo (non occorre altra documentazione – tutto il bla bla bla relativo alla perdita di fatturato lo può autodichiarare con una semplice crocetta). Concludendo: deve, ad ogni costo, continuare a pagare le rate del mutuo o presentare domanda per ottenere la sospensione del pagamento. Altrimenti, rischia l’espropriazione della casa acquistata con il mutuo.


2 Maggio 2020 - Piero Ciottoli

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