L’unica cosa da fare in questa situazione è sospendere i pagamenti che non hanno una trattenuta in busta paga e mettere da parte qualche soldino per il futuro, quando il suo stipendio verrà ancora falcidiato dalle azioni esecutive (pignoramento presso terzi) promosse dai suoi creditori.
Continuare ancora con i pagamenti a pioggia non ha alcun senso. Come anche lei concorda consapevolmente, la sua esposizione debitoria è assolutamente insostenibile. Se lei fosse stata un soggetto fallibile, avrebbe dovuto dichiarare fallimento già da un pezzo.
Una volta divenuta insolvente, i suoi creditori si rivolgeranno al giudice per chiedere ed ottenere il pignoramento del quinto del suo stipendio.
Ora, la sua capienza pignorabile è data dalla metà dello stipendio a cui vanno sottratte la cessione del quinto ed il prestito delega già in corso (non va computato, in tal senso, il prestito volontario concessole dall’azienda per cui lavora). Dunque la quota pignorabile è pari a circa 250 euro (SE&O).
Insomma, l’importo di 250 euro è il massimo che i suoi creditori potranno ottenere mensilmente con il pignoramento presso terzi. Il mio suggerimento è di prepararsi al momento in cui le sarà notificato il decreto ingiuntivo. Lei potrà e dovrà, con il supporto di un avvocato (cominci a cercarne uno serio ed affidabile) opporsi al decreto ingiuntivo per aver così modo di illustrare al giudice designato la sua situazione ed ottenere, magari, ancora uno sconto rispetto al pignoramento di 250 euro (che è la misura massima consentita per legge). L’opposizione al decreto ingiuntivo servirà, comunque, anche a controllare l’operato del giudice: alcuni di loro, spesso distratti dai gravosi carichi di lavoro a cui vengono sottoposti, dimenticano di includere la rata del prestito delega nella quota di stipendio impignorabile.
Un altro accorgimento che dovrà adottare è quello di stipulare con i suoi genitori un contratto di comodato gratuito, da registrare presso l’Agenzia delle Entrate, inerente gli ambienti, gli arredamenti, gli spazi comuni e le utilità presenti in casa che potrà utilizzare. Questo servirà ad evitare che, a fronte di un eventuale pignoramento presso la residenza del debitore, vengano pignorati i beni di proprietà dei suoi genitori.
A chiarimento di alcuni interrogativi da lei sollevati, aggiungo che:
- è il creditore a scegliere quali beni pignorare e, comunque, auto e moto usate costituiscono (a meno che non siano di pregio) un problema per la custodia e non si ricava molto dalla loro vendita all’asta, considerate le spese necessarie;
- quando i creditori decideranno di adire le vie legali per il pignoramento dello stipendio (prima, naturalmente, cercheranno di raggiungere un accordo stragiudiziale con il debitore) le verrà notificato un atto dal Tribunale, per darle modo di contestare le pretese o, nel suo caso, esporre la situazione economica per tentare, almeno, di mitigare l’entità del pignoramento stipendiale. Nella fase in cui i creditori la contatteranno per addivenire ad un accordo stragiudiziale dovrà mettere in gioco la sua abilità di negoziatrice per guadagnare il tempo necessario a “mettere fieno in cascina”;
- per quanto esposto al punto precedente, non è proprio il caso di chiedere, se mai gliela concedessero, la sospensione del prestito volontario. Al giudice, per ottenere clemenza, dovrà essere presentata la situazione più catastrofica possibile
- nessuno le concederà mai un prestito di consolidamento nelle condizioni in cui versa. Dunque non perda tempo. Sarebbe come cercare un “babbo natale” disposto ad accollarsi tutti i debiti altrui con la matematica certezza di non ottenerne il rimborso. Lei non dà nessuna garanzia come debitrice.
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