Chiara Nicolai

Esiste una legge che permette ad Equitalia di compensare i crediti vantati da fornitori di beni e servizi verso la PA, quando questi fornitori abbiano importi iscritti a ruolo che superano i 10 mila euro.

Ammesso che lei vanti verso il ministero Pinco Pallino un credito di 12 mila euro, per fare un esempio, e nello stesso tempo abbia da pagare cartelle esattoriali per 11 mila euro, accade questo.

Prima di pagare la sua fattura viene implementata la procedura seguente:

  1. il ministero Pinco Pallino si rivolge ad Equitalia e chiede se lei abbia importi iscritti a ruolo;
  2. Equitalia comunica che lei è debitore di 11 mila euro;
  3. il ministero le corrisponde, a fronte delle sua fattura, solo mille euro.

Questo in soldoni (in realtà lei potrebbe anche rifiutarsi di accettare la compensazione, ma dubito che vedrebbe mai i restanti 11 mila euro).

La procedura non è biunivoca. Cioè, se lei vanta crediti con la PA non può compensare importi dovuti ad Equitalia (nel caso specifico, i contributi previdenziali iscritti a ruolo).

In altre parole la volontà di compensazione non può partire dal contribuente, ma solo dalla PA. Nel senso che se se lei vanta crediti verso la PA, quest’ultima potrebbe anche decidere di non ottemperare al pagamento, mentre lei non può esimersi dal corrispondere gli importi iscritti a ruolo, a meno di non farsi carico delle conseguenti azioni di recupero coattivo messe in atto da Equitalia.

Come in ogni giungla che si rispetti, anche in Italia vale la legge del più forte.

Se, invece, lei vanta crediti verso un’azienda privata non c’è alcun modo di compensarli con i suoi debiti contributivi. Può solo rivolgersi ad un’azienda di recupero crediti o ad un avvocato specializzato in riscossione coattiva.


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