In comunione dei beni non rientrano quelli acquistati da uno dei due coniugi e finalizzati all’utilizzo esclusivamente personale. Ma, se il creditore dimostra (e ciò vale anche in regime di separazione dei beni) che i prestiti sono stati erogati per soddisfare esigenze familiari, l’altro coniuge è comunque coobbligato al rimborso del debito.
D’altra parte, le società di recupero crediti non sono così attente a questi aspetti, anche perchè quasi mai, in esse, vi operano professionisti.
I nuovi “cummenda” del recupero crediti preferiscono assumere ragazzini appena diplomati (visto che la legge glielo permette) o giovani laureati (visto che il mercato glielo consente) senza alcuna esperienza pregressa, da pagare 600 euro al mese. Poi, su questi 600 euro – per eludere i contributi pensionistici dovuti, i nuovi “capitani coraggiosi” assistiti da schiere di fiscalisti e commercialisti che hanno studiato sui testi di Biagi e D’Antona – ne attribuiscono 500 a spese di trasferta e missioni. Il turnover è altissimo (contratti trimestrali) per evitare di dover convertire il “contratto a progetto” in rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Ma non sono poi così cattivi come sembra, questi “parvenu” . Altri “imprenditori”, e non sono pochi, non hanno alcuna remora a richiedere la partita iva per un lavoro da call center.
L’italia è piena di “sfigati” alla Stracquadanio e costoro, che di Stracquadanio sono fans, ben lo sanno.
Ma, torniamo al punto. Uno di questi ragazzini appena assunti, a 600 euro/mese per 8 ore di lavoro, che sa che dopo tre mesi di impiego a progetto dovrà cercarsi un altro lavoro perchè il boss, edotto in abuso del diritto ed elusione fiscale, lo manderà via alla scadenza, è quella persona “gentilissima” che l’aveva contattata promettendole “mare e monti” e la pratica in coda, in cambio del pagamento di una prima rata di 250 euro.
Non si è fatto negare, come lei crede. Finiti i tre mesi sarà stato mandato via. E, nelle magre provvigioni, c’erano incluse anche quelle relative alle sue 250 euro. Massimo un 2%, 5 euro. Ma, trovandone 100 come lei, si sarà portato a casa 500 euro. Non molto, quanto basta per pagare una rata del finanziamento dell’auto o un pò di “fuori plafond” per la carta revolving.
Così funziona la legge della sopravvivenza in un mondo ormai ridotto a giungla.
Il debitore, quando si accorge che la sua situazione “creditizia” (o, meglio, debitoria) non è sostenibile deve smettere di pagare. Non ha senso procedere con pagamenti “a pioggia” come ama sempre ripetere il mio grande amico, Antonio Iuri Donati.
Così dovrà fare lei, usando l’accortenza, per quanto scritto in premessa, di modificare il regime coniugale in quello di separazione. Giusto per mettere a posto le formalità. Nessuno penserà mai a pignorare lo stipendio al coniuge del debitore se vige un regime coniugale di separazione dei beni, anche se i debiti sono stati fatti per dar da mangiare ai figli. Ed anche se le date in cui i debiti sono stati definiti risultano antecedenti alla data di modifica del regime coniugale.
Infine, le molestie. Come sempre scriviamo in questo forum, il creditore, o chi per lui, ha il diritto di inviare qualsiasi comunicazione con raccomandata AR. Ma non può contattare familiari o lo stesso debitore al telefono o al cellulare, se non è autorizzato a farlo espressamente.
Come mettere la parola fine a questa pratica frequente e illegittima? Semplice, presentando un esposto all’Autorità giudiziaria (giro di parole per dire semplicemente che basta recarsi al più vicino commissariato della polizia di stato o alla più vicina stazione dei carabinieri).
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