Per inciso, è da un pezzo che non esiste l’obbligo di convivenza anagrafica per i coniugi.
Comunque, la questione da lei posta è assai semplice.
Due coniugi possono avere residenze anagrafiche distinte, e quindi appartenere a famiglie anagrafiche diverse. Ed hanno anche un altro vantaggio: quello di potersi scegliere, come gli pare, la residenza coniugale senza cooptare nel nucleo familiare comune entrambe le due famiglie anagrafiche di appartenenza.
Le faccio un esempio. Supponiamo che un marito abbia residenza con fratello e genitori. Mentre la moglie vive altrove con due figli (che uno sia a carico fiscale della moglie e l’altro del marito è ininfluente).
Se i due coniugi scelgono come residenza coniugale quella della moglie, il nucleo familiare ISEE sarà formato da marito, moglie e due figli.
Se invece si propende per individuare la residenza coniugale del nucleo in quella del marito, il nucleo familiare ISEE avrà come componenti marito, moglie, i due figli, fratello del marito e genitori del marito.
Il resto viene da sé, dal memento che nella DSU ISEE vanno denunciati redditi e patrimoni di tutti i componenti il nucleo familiare.
La scelta della residenza coniugale non si effettua in anagrafe (anche se potrebbe essere “annotata” dall’ufficiale di anagrafe). Viene definita con la dichiarazione ISEE. L’importante è che non esistano, nello stesso periodo di validità, due dichiarazioni incongruenti e contraddittorie.
Per capirci, l’incongruenza potrebbe verificarsi se, in riferimento al precedente esempio, il marito dichiarasse un nucleo familiare costituito da egli stesso, moglie e due figli, e contemporaneamente il fratello lo includesse nel proprio nucleo familiare insieme ai genitori.
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