Si tratta di una tecnica comune a molti operatori di società di recupero crediti. Pressione psicologica o, più “tera tera”, sputtanamento del debitore.
Va bene fino a quando non incontrano qualcuno che sporge regolare denuncia all’Autorità Giudiziaria e segnala la società al Garante della Privacy.
Ma, credo, che alla fine abbiano ragione loro. L’impunità per gli abusi e le violazioni della privacy è pressoché totale, in quanto sono poche le vittime che reagiscono e passano dalle parole ai fatti.
Basta leggere questa storia, verissima, per sapere che fine fa l’agente scorretto. E mi chiedo, spesso, quante denunce ci sarebbero se il debitore sapesse che poi, per evitare ulteriori grane, il credito viene quasi sempre classificato come inesigibile (insomma, va in cavalleria ..).
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