Simone di Saintjust

Mi ascolti bene signora: ogni volta che squilla il telefono o il cellulare lei, con la mano destra regge la cornetta o l’apparecchio (suppongo non sia mancina) mentre con l’indice ed il pollice della mano sinistra si tappa il naso e strilla “Brondo!”.

Se sente l’avvocato del recupero crediti che cerca di attaccare la solita tiritera dell’azionamento del credito, continua così “Mi disbiage, ma la signora che abidava qui è andada bia. La brobrietaria della baracca l’ha buddada fuori berché non bagava affitto”.

Se invece dall’altra parte si accorge che c’è un parente o un conoscente gli dice che ha un raffreddore bestiale. Può essere verosimile. Il freddo c’è e a Roma pure nevica.

Mi creda, signora, non c’è altro da fare.

Cercano di portarla alla disperazione e di intimorirla. Sono bravissimi a percepire l’apprensione del debitore dall’altra parte del filo. Se lei si lascia convincere a firmare assegni post datati o cambiali, non dovranno passare dal giudice, con quegli effetti che sono titoli esecutivi, per pignorarle conti correnti, indennità di mobilità INPS e quanto dovrà ricevere dalla curatela fallimentare dell’azienda presso la quale lavorava insieme a suo marito.

E, per quanto cianci e minacci la presunta avvocatessa di turno al call center di adire le solite vie legali, questi signori dal giudice non si presentano quasi mai. Primo perché costa e secondo, cosa più importante, non hanno le carte in regola: manca quasi sempre la documentazione e gli interessi applicati sono spesso usurai. Per ogni lettera o per una telefonata pretendono e addebitano 500 euro per spese legali. Va bene che viviamo in un paese dove la giustizia è un optional, ma quale giudice potrebbe assegnare un valore aggiunto professionale di 500 euro ad un comunissimo prestampato?. Semplice carta straccia macchiata d’inchiostro!

Mi ascolti e, a parte la battuta iniziale per sdrammatizzare la situazione (la leggo molto provata), trovi, sul serio, il modo di non parlare più con questa gente.


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