Carla Benvenuto

Roba da non credersi: sia chiaro, pretendere dal debitore il rimborso di un credito evidentemente prescritto (e dunque senza alcuna legittimità) significa semplicemente perpetrare il reato di estorsione.

Chiedere soldi per non adire via giudiziali, peraltro temerarie, in cambio della “cortesia” di non costringere il debitore ad affrontare spese legali, significa mettere in atto un tentativo di estorsione.

Insomma, non stiamo più parlando di recupero crediti, bensì di estorsione. Io attenderei la notifica del ricorso per decreto ingiuntivo. Per quanto attiene l’avvocato ne basta uno della sua città che abbia una domiciliazione presso il foro competente. Deve solo inviare al suo collega e far presentare al giudice una memoria di due righe: “Il credito preteso dal ricorrente è prescritto! E il ricorrente sapeva che il credito era prescritto”. Punto.

Se la cava con 150 euro, se proprio trova un legale esoso e sempre ammesso, cosa di cui dubito fortemente, che abbiano il coraggio di adire le vie giudiziali con il rischio di una denuncia per estorsione.

Non solo. Una volta che il giudice avrà accertato che il decreto ingiuntivo è stato richiesto per esigere un credito prescritto e, dunque, inesigibile, i ricorrenti saranno condannati al pagamento delle spese di giudizio e a quelle legali della controparte. Farà bene a ricordarlo al tizio che l’ha contattata al telefono, se mai l'”intelligentone” non avesse considerato questo aspetto.

Ma tanto, è chiaro che stanno solo provando ad abbindolare il malcapitato di turno.

Sulle questioni etico morali sono anni che non mi esprimo più. E qui, peraltro, sono impegnata a rispondere solo su problematiche squisitamente tecniche. La lascio, allora, alla sua decisione.

Non posso fare a meno, tuttavia, di tributarle il mio ringraziamento personale e quello dello staff tutto per l’interessante e significativo feedback che ha ritenuto di fornirci.


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