Tullio Solinas

Pensiamo che bisogna fare i “conti della serva”, come sempre.

Innanzitutto occorre rivolgersi ad un professionista serio, affidabile e capace a cui chiedere una valutazione sulla opportunità e convenienza economica di impugnare la cartella esattoriale per i motivi da lei individuati, nonché un preventivo per la redazione, la presentazione e la eventuale discussione del ricorso. Anche i costi “vivi” dovranno essere computati nella maniera più dettagliata ed esauriente possibile.

Poi, bisogna tener presente che quasi sempre le spese di giudizio risultano compensate fra le parti; ma in alcuni casi, e negli ultimi tempi sempre più spesso per scoraggiare i ricorsi “temerari”, le spese di giudizio vengono totalmente accollate alla parte soccombente (dunque, anche gli oneri sostenuti dalla controparte, comprese quelle per l’assistenza legale). Tenere nel conto anche questa eventualità è la maniera migliore per operare delle scelte consapevoli: il professionista contattato potrà sicuramente fornirle cifre attendibili.

Esaurita questa fase, diciamo ricognitiva, non resta altro che confrontare i costi (quasi certi) ottenuti con essa con quelli (certissimi) che si ricavano dalla cartella: l’importo iscritto a ruolo di cui Equitalia le chiede il rimborso, sebbene con relata pressochè illeggibile e (probabile) firma omessa.

Può aiutare una riunione familiare: le decisioni condivise sull’opportunità e la convenienza economica di presentare ricorso basato su questioni formali e non sostanziali (anche se la forma, si sa, è sostanza) sono sempre le migliori, anche perchè evitano, un domani, il fastidio di sentirsi dire, ad esempio: ” … hai la testa dura, te l’avevo detto io di lasciar perdere e pagare la cartella …”.


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