Paolo Rastelli

Siamo nell’ambito di “debitucci” per i quali una società di recupero crediti quasi mai intraprende azioni legali.

Se ottengo la cessione di un credito insoluto di 670 euro per 60 centesimi di euro, non mi sognerei mai di assoldare un avvocato allo scopo di portare avanti un ricorso per decreto ingiuntivo. Con tutte le spese che questo comporta.

L’azione di riscossione coattiva costa, e va esercitata solo quando il debito è rilevante. Per conoscere la consistenza economica del debitore, infatti, occorre investire denari in indagini e visure patrimoniali. Se si accerta che il debitore possiede beni immobili o uno stipendio decente, e non temporaneo, da pignorare, solo allora si procede in via giudiziale.

Per il resto ci si limita a portare avanti azioni stragiudiziali che spesso si concretizzano in pressioni psicologiche sul debitore. Come?

La invito a leggere l’articolo “breve storia di un agente precario di recupero crediti“.

Negli ultimi tempi, poi, gli agenti di recupero crediti hanno cominciato a sfruttare la miniera d’oro che è Facebook. Il debitore lo trovo lì, gli invio una richiesta di amicizia che quasi mai si rifiuta ed il gioco è fatto: amici e parenti da rintracciare anche googlando le loro attività nel web quando, cosa rara, non lasciano il numero di cellulare in bella vista nel profilo.


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