Il giudice, su ricorso per decreto ingiuntivo del creditore, non decide cosa pignorare al debitore, ma si assicura solo che il credito vantato esista e sia esigibile.
Con il precetto il creditore, una volta individuati i beni pignorabili nella disponibilità del debitore, procede nelle azioni esecutive.
Il pignoramento ha lo scopo di rendere possibile il rimborso del credito, non quello di punire il debitore: e dunque fra eventuali macchine usate di proprietà del debitore, mobili presenti nella casa del debitore che non hanno alcun valore economico, conti correnti che all’atto del pignoramento potrebbero risultare addirittura in rosso, è evidente che la scelta cadrà sul pignoramento dello stipendio.
Per quanto riguarda come fare nell’eventualità di un pignoramento del conto corrente, basta aprirne un altro, dirottare su questo l’importo dello stipendio ed avere l’accortezza di prelevarlo subito. Oppure utilizzare una di quelle carte di credito ricaricabili con IBAN, che non hanno bisogno di un conto corrente associato. E che,per inciso, risultano molto più difficili da pignorare.
Non è vero che dopo il decreto “Salva Italia” non sia possibile prelevare più di 999 euro dal proprio conto. Io posso prelevare anche 100 mila euro e portarmeli a casa riponendoli nello sciacquone del bagno. Sono affari miei.
Quello che è vero è che potrei dover rendere conto di come ho speso quei soldi. E che, se avessi la necessità di pagare il meccanico per la riparazione dell’auto, ad esempio, per un importo superiore a 999 euro, non potrei pagarlo in contanti, nè frazionare il pagamento per rendere ciascuna tranche inferiore ai 999 euro.
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