Ludmilla Karadzic

Innanzitutto va chiarito un aspetto di fondo: lo Stato risarcisce l’ex avvocato d’ufficio, ma poi metterà in pratica tutte le procedure esecutive nei confronti del debitore per rientrare del risarcimento versato: egli infatti risulterà creditore dell’imputato inadempiente, difeso dall’avvocato d’ufficio insoddisfatto.

Ora, se il debitore, come nella fattispecie, risiede nella proprietà ipotecata dal Concessionario della Riscossione (Agenzia delle Entrate Riscossione, AdER ex Equitalia), lo Stato non potrà mai escutere il debitore esattoriale per il noto blocco delle espropriazioni immobiliari esattoriali che si verifica quando il debitore esattoriale possiede solo l’immobile adibito ad abitazione principale.

Invece, l’ex avvocato d’ufficio, in quanto professionista creditore ordinario insoddisfatto, può esigere l’espropriazione dell’immobile di proprietà del debitore anche per un solo euro: naturalmente egli mai si avventurerebbe in una simile azione esecutiva in condizioni normali, perché la sua si rivelerebbe una strategia suicida, dal momento che il ricavato dalla vendita all’asta dell’immobile di proprietà del debitore (considerato che tale immobile vale commercialmente la metà del credito garantito da ipoteca) andrebbe tutto all’Agenzia delle Entrate la quale, sempre in condizioni normali, si opporrebbe all’espropriazione ordinaria avviata dall’ex avvocato d’ufficio in quanto creditore privilegiato da ipoteca danneggiato da una eventuale espropriazione immobiliare avviata su istanza del professionista insoddisfatto ed accolta dal giudice.

Questo in condizioni normali: che non sono quelle attuali in cui il concessionario della riscossione non potrà, presumibilmente mai, rientrare, seppur parzialmente, dell’ingente credito vantato nei confronti del debitore inadempiente.

Anche l’avvocato d’ufficio dovrà affrontare spese legali e pratiche burocratiche estenuanti per entrare in possesso della parcella professionale a cui ha diritto.

Allora, si immagini questo scenario, finalizzato al raggiungimento di un obiettivo comune fra l’avvocato d’ufficio procedente e lo Stato (Nota 1).

L’avvocato d’ufficio avvia l’espropriazione immobiliare, AdER non si oppone, viene effettuata la vendita all’asta il cui ricavato va interamente allo Stato. Lo Stato paga l’avvocato creditore per la parcella che gli è dovuta e gli rimborsa pure le spese di riscossione coattiva sostenute per l’espropriazione immobiliare e per l’eventuale tentativo di pignoramento infruttuoso mobiliare effettuato presso la residenza del debitore. Il debitore inadempiente si ritrova senza casa e con un debito esattoriale (residuo) non indifferente.

L’avvocato d’ufficio sarà integralmente soddisfatto mentre AdER non recupererà tutto il debito vantato, ma buona parte: l’alternativa sarebbe stata restare creditore di 240 mila euro praticamente inesigibili e dover risarcire pure l’ex avvocato.

Insomma, se io fossi il debitore inadempiente contatterei subito il mio ex avvocato d’ufficio, come già fatto in altra occasione, e gli pagherei immediatamente parcella e spese di esazione coattiva sostenute fino ad ora, e gli offrirei pure un caffè.

Solo così sarà possibile disinnescare il trappolone che AdER e l’ex avvocato d’ufficio mi stanno preparando.

Nota 1 – Il pagamento a carico dell’Erario per la mancata corresponsione della parcella a titolo di assistenza legale spettante come difensore d’ufficio non soddisfatto dal cliente è condizionata, secondo la normativa vigente, dall’adempimento di tentativi di escussione coattiva (anche immobiliare se il debitore è proprietario di un immobile) nei confronti del debitore stesso, ritenuti congrui. In tale cornice potrebbe essere stata indicata come condizione “sine qua non”, per poter erogare il compenso dovuto e non versato dal cliente debitore, l’avvio di un tentativo di espropriazione ordinaria della casa del cliente debitore, anche se effettivamente infruttuoso dal momento che sulla casa del debitore grava ipoteca esattoriale. In questo quadro il giudice dell’esecuzione potrebbe riconoscere al danneggiato le spese legali sostenute per poter accedere al compenso spettante. Questo il senso di un accordo (nel senso di raggiungimento di obiettivi nell’interesse comune) immaginato fra Erario, magistrato e creditore procedente ordinario.


Per visualizzare l'intera discussione, completa di domanda e risposta, clicca qui.