Andrea Ricciardi

In merito agli aumenti di benzina e gasoli tutti si chiedono come difendersi e che ruolo abbiano le speculazioni: al riguardo c’è un’indagine della Guardia di Finanza voluta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Comunque, le ragioni degli aumenti sono chiare: il Governo ha deciso di aumentare le tasse agli italiani, prima alzando le accise di 10 cent (12,2 cent al litro con Iva) a partire dal 1° dicembre (il provvedimento del Governo Draghi scadeva il 31 dicembre) e poi non rinnovando dal 1° gennaio lo sconto rimasto di 15 cent (18,3 cent al litro con Iva).
Se consideriamo i 25 cent validi fino al 30 novembre, una stangata pari a 15 euro e 25 cent per un pieno di 50 litri, che significa 366 euro all’anno per una famiglia che faccia due pieni al mese.

Tuttavia, invece di riconoscere l’errore e ripristinare il taglio delle accise, magari parziale visto che 1 miliardo al mese in questo momento non c’è, avendo deciso in manovra di distrarre quei soldi per fare altro, si interviene sulla trasparenza.

Per quanto riguarda i prezzi, già oggi è obbligatorio sia esporli al pubblico, sia comunicarli al Ministero: è vero che attualmente questa informativa è settimanale, ma va fatta sempre per tutte le variazioni in aumento e in modo contestuale all’applicazione.

Anche perchè, per il caro-carburante, il Governo vuole imporre l’obbligo di esporre il prezzo medio: ora dovremmo valutare meglio: se da un lato può scoraggiare i cattivi ad abbassare il prezzo, può anche incentivare i buoni ad allinearsi al prezzo medio, alzandolo, oltre a favorire accordi collusivi.

Va tenuto presente, poi, che la distribuzione dei prezzi è asimmetrica e maggiormente concentrata sui valori più bassi della scala…

Tradotto vuol dire che sono di più i distributori virtuosi rispetto a quelli scorretti, che, quindi, potrebbero decidere di diventare un po’ meno buoni di prima.


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